Mar
26/06
Cinema Arlecchino > 14:15
MARNIE
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MARNIE
Scheda Film
Marnie ha la particolarità di indicare chiaramente l’impotenza sessuale della sua protagonista, una totale frigidità che diventa il tema stesso della trama. Hitchcock ci propone due versioni, o più precisamente due visioni. La prima alla maniera di una sceneggiatura hollywoodiana. La povera ragazza dei bassifondi incontra il principe azzurro che, spinto dall’amore puro, come i cavalieri di una volta, libera Marnie dal male. Bisogna guarirla, ma soprattutto salvarla. Alla fine del film ci viene concessa l’ottusa beatitudine di un ‘lieto fine’: la povera ladra accede alla ricchissima ma ‘presentabilissima’ aristocrazia. Se non che i titoli di testa sotto forma di elegantissimi cartoncini scorrono non da sinistra a destra ma da destra a sinistra: segno che il film va letto alla rovescia. La prima inquadratura del film inizia con il dettaglio di una borsetta femminile, stretta forte sotto un braccio, di un giallo smagliante (quel giallo dorato che da più di un decennio fa brillare la chioma delle protagoniste hitchcockiane, tra cui ovviamente Marnie, e che il Technicolor mette meravigliosamente in risalto).
L’apparizione prende forma e rivela una donna di spalle che si allontana, sola e risoluta, lungo il binario di una stazione ferroviaria – visto in prospettiva centrale con violenta rigidità rettilinea – seguendo rigorosamente la linea di sicurezza tracciata sul marciapiede. Come se andasse incontro a un destino che è assolutamente decisa a controllare.
A questa inquadratura risponde l’ultima inquadratura del film. Il ‘principe azzurro’ Mark ha appena strappato a Marnie il suo segreto. Eccola guarita. Ma l’odio nei confronti del sesso maschile, alle radici della sua rivolta, era la sua ragione di vivere. Anche la lettura sociale contribuisce a cambiare la posta in gioco. Un conflitto dissimulato oppone le due classi agli antipodi, con la classe dominante che si rappresenta e consolida come aristocrazia (la partita di caccia che più ‘british’ non si può). Quella società offre al popolo l’illusione di poter vivere come la classe dominante. È così che Marnie può permettersi un cavallo (con il transfert sessuale che ne consegue) come qualsiasi aristocratico. E grazie ai vestiti e al comportamento può anche simulare l’appartenenza a una classe di cui diventa a quel punto la preda ideale.
Perché tra Marnie e Mark, chi dei due è il più malato, chi è il più ladro? Guardiamo l’ultima inquadratura. La stessa prospettiva centrale della strada, limitata sui due lati dall’uniformità rettilinea delle case operaie, elimina qualsiasi via di fuga. All’uscita di Marnie dalla casa materna i bambini che giocano si paralizzano come se avessero appena visto un fantasma. La ragazza ha abdicato a qualsiasi rivolta e si è interamente affidata, spirito e corpo, a Mark. Ma l’anima è morta. L’auto che porta via la coppia scende verso un immenso fondale sul quale si intravede il mare ma soprattutto una nave gigantesca che chiude radicalmente la strada. Contrariamente alla prima inquadratura del film, la prospettiva vieta qualsiasi speranza d’avvenire. A quel punto, il vero ‘lieto fine’ del film è terrificante.
Jean Douchet
Cast and Credits
Sog.: dal romanzo omonimo di Winston Graham. Scen.: Jay Presson Allen. F.: Robert Burks. M.: George Tomasini. Scgf.: Robert Boyle. Mus.: Bernard Herrmann. Int.: Tippi Hedren (Marnie Edgar), Sean Connery (Mark Rutland), Diane Baker (Lil Mainwaring), Martin Gabel (Sidney Strutt), Louise Latham (signora Edgar), Bob Sweeney (il cugino Bob), Alan Napier (signor Rutland), Henry Beckman (primo detective), Edith Evanson (Rita), Bruce Dern (marinaio). Prod.: Alfred Hitchcock per Universal. 35mm. D.: 130’. Technicolor.
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