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29/06
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L’IMMORALE
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L’IMMORALE
Scheda Film
L’immorale è un film che negli anni è caduto in una sorta di oblio, poco ricordato nei resoconti critici, ormai poco visto, e di conseguenza poco studiato. […]
L’orizzonte del film è in una certa misura differente rispetto alle opere immediatamente precedenti: si privilegia un registro meno grottesco, un’osservazione partecipe del mutato scenario sociale e famigliare, attraverso la riproposizione dei temi cardine della commedia, con però una distanza quasi rispettosa, un’adesione al personaggio e alle vicende, che virano ben presto verso l’apologo drammatico. Nell’Immorale vengono raffigurate le nevrosi tipiche del post-boom degli anni Sessanta, anche se al suo interno si combinano in modo del tutto peculiare il lato comico, la farsa, il divertissement erotico, insieme appunto al lato drammatico e alla sofferenza […]. Oltre a ciò, L’immorale va collocato in un preciso scenario della cultura e della storia del cinema nel nostro paese, che attraverso ritratti (maschili e femminili) descrive arretratezze culturali, cambiamenti sociali, mutamenti delle relazioni e dei desideri, in un paese fortemente moralista e in parte arcaico […]. A far da lente e filtro di arretratezze e variazioni è, come spesso accade in Germi, la famiglia, o più nello specifico la relazione sentimentale. In questo senso L’immorale non è un titolo casuale (anche se il titolo di lavorazione del film era Il santo), proprio perché l’opera germiana si situa in un’estesa tradizione di commedie (soprattutto degli anni Cinquanta) che insistono su tipizzazioni maschili, scandagliando i lati di volta in volta torbidi, interessati, o semplicemente mediocri dell’italianità, in particolare attraverso la figura di Alberto Sordi. […]
Tognazzi – pur lavorando su registri differenti – predilige una recitazione scarna, basata sulla sottrazione di elementi che ne hanno contraddistinto la fortuna comica (un certo tipo di gestualità, ad esempio); nell’Immorale il compito di ritrarre una difficoltà esistenziale, espressa nella fatica del quotidiano, è affidato ai gesti ripetuti dell’attore, come l’atto di mangiarsi le unghie o di contrarre perennemente la fronte. L’esuberanza fisica e vocale, altrove vera e propria cifra stilistica dell’attore, qui è contenuta e interiorizzata, per dare corpo a un personaggio sofferente e lacerato.
Gabriele Rigola, Il climax della commedia, in Il cinema di Pietro Germi, a cura di Luca Malavasi ed Emiliano Morreale, Edizioni di Bianco e Nero/ Edizioni Sabinæ, Roma 2016
Cast and Credits
Sog., Scen.: Pietro Germi, Alfredo Giannetti, Tullio Pinelli, Carlo Bernari. F.: Ajace Parolin. M.: Sergio Montanari. Scgf.: Carlo Egidi. Mus.: Carlo Rustichelli. Int.: Ugo Tognazzi (Sergio Masini), Stefania Sandrelli (Marisa Malacugini), Gigi Ballista (don Michele), Renée Longarini (Giulia Masini), Maria Grazia Carmassi (Adele Baistrocchi), Marco Della Giovanna (Riccardo Masini), Sergio Fincato (Colasanti). Prod.: Pietro Germi, Robert Haggiag per R.P.A. – Registi Produttori Associati, Delphos, Les Productions Artistes Associés. 35mm. D.: 100’. Bn.
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