Martin Scorsese è universalmente apprezzato non solo per la sua maestria cinematografica ma anche per l’uso della musica come motore della storia. Per Scorsese la musica non è un accessorio, ma una forza narrativa essenziale quanto i dialoghi, il montaggio e lo stile visivo. In molti dei suoi film più emblematici la musica diventa un personaggio a sé stante. Riflette emozioni, sottolinea la tensione, amplifica il contesto culturale ed evoca periodi storici con precisione straordinaria. Nonostante abbia lavorato con compositori eccezionali come Bernard Herrmann, Elmer Bernstein, Howard Shore e l’amico di lunga data Robbie Robertson, la vera passione di Scorsese risiede nell’uso di brani preesistenti all’interno dei suoi film. Non sono scelte casuali: sono spesso personali. Definisce questi brani “la colonna sonora della mia vita”. Si tratta di un repertorio che rimanda a ricordi ed emozioni profonde. Ogni brano ha uno scopo preciso: far eco al tormento interiore di un personaggio, aggiungere ironia a una scena violenta, contrapporre alla patina glamour la cruda realtà nascosta sotto la facciata. L’amore di Scorsese per la musica affonda le radici nella sua giovinezza a Little Italy, New York. “Vivevo in un quartiere affollato in cui da ogni finestra usciva una sonorità diversa” ha ricordato una volta. “Dai bar e dai negozi di dolciumi a ogni piano dei palazzi, la musica era ovunque. La radio era sempre accesa. Si sentiva il jukebox suonare dall’altra parte della strada. Nelle case popolari qualcuno poteva ascoltare l’opera mentre dalla finestra accanto arrivavano Benny Goodman o del rock’n’roll. Era una colonna sonora costante, viva”. Questo caos sonoro ha lasciato su di lui un’impronta indelebile: ancora prima di prendere in mano una cinepresa, Scorsese ha capito che la musica poteva essere cinematografica. “Mi chiedevo: come mai nei film tutto questo è assente?” ha raccontato. Il suo cinema ha risposto a quella domanda. Da Mean Streets a Quei bravi ragazzi a The Irishman, Scorsese ha dimostrato che la musica giusta, al momento giusto, può trasformare non solo una scena ma l’intero paesaggio emotivo di un film.

Clara Kuperberg