Un cineamatore italiano si avvicina a una folla di persone a New York. Si imbatte per caso in un set cinematografico: Buster Keaton sta girando una scena del suo ultimo capolavoro, Il cameraman. A trentatré anni Keaton è all’apice della gloria e non immagina che la sua caduta e già cominciata. Perché dovrebbe preoccuparsene? Cadere è la sua specialità. Le sue prime cadute in pubblico risalgono al music-hall: è il 1899, ha quattro anni, e suo padre Joe lo lancia violentemente in aria facendolo ruzzolare sul palco, con grande spavento del pubblico. Ma quando il piccolo Buster si rialza con volto impassibile, senza mostrare il minimo segno di dolore, la folla scoppia a ridere. È nato un personaggio. Nel 1917 Buster decide di spiccare il volo da solo. A ventun anni diventa il più giovane ‘pensionato’ del music-hall americano. A New York incontra Roscoe Arbuckle, detto Fatty, regista e attore comico che lo invita su uno dei suoi set. La scoperta del processo cinematografico, e soprattutto della macchina da presa, è una rivelazione. Buster sale sul treno della settima arte, lanciato a tutta velocità. Accompagnati da Stephane Goudet e Florence Seyvos, entrambi specialisti di Keaton, seguiamo l’evoluzione del grande attore che corre parallela a quella del cinema, un’arte ancora giovane che si inventa e cresce con lui. Esploriamo cosi la genesi dei suoi film, delle sue gag e delle sue acrobazie, ma anche il suo percorso intimo e personale. Senza dimenticare la leggenda che Keaton stesso ha alimentato, e che talvolta diverge dalla realtà. Nel nostro ritratto si parla di estetica, ritmo, amicizia, amore, pericolo, ascesa sociale, poesia, risate, ma anche di errori, tradimenti, declino, oblio, riscoperta, riconoscimento tardivo: di tutto ciò che ha segnato la vita di uno dei più grandi geni che il cinema abbia mai conosciuto. Si, Keaton non ha mai smesso di cadere – per rialzarsi sempre meglio.

Dante Desarthe