ZOO IN BUDAPEST
Sc.: Dan Totheroh, Louise Long, R. V. Lee, da una storia di Melville Baker e Jack Kirkland. F.: Lee Garmes. M.: Harold Schuster. Scgf.: William Darling. Ass.R.: William Tummel. In.: Loretta Young (Eve), Gene Raymond (Zani), O.P. Heggie (dr. Grunbaum), Wally Albright (Paul Vandor), Paul Fix (Heinie), Murray Kinnell (Garbosh), Ruth Warren (Katrina), Roy Stewart (Karl), Frances Rich (Elsie), Niles Welch (Mr. Vandor), Lucille Ward (Miss Murst), Russ Powell (Toski), Dorothy Libaire (Rosita). P.: Fox Film Corp. 35mm. L.: 7452 feet. D.: 83’ a 24 f/s Bn. Copia stampata nel 1990 da un safety dupe negativo (realizzato lo stesso anno). Questa copia fatta dalla Cinetech proviene da un dupe negativo acetato, che proviene da una cpia nitrato imbibita.
Scheda Film
Il soggetto di Zoo in Budapest è estremamente semplice. Questa pellicola ammirevole è bagnata da una poesia nettamente onirica, al punto che si ha l’impressione di averla sognata. Sono pochi i film a cui si possa fare un complimento del genere. La messa in scena è invisibile: Rowland Lee, specialista del terrore, ha avuto l’onestà di rispettare una pregevole sceneggiatura , accontentandosi di valorizzare gli occhi di Loretta Young. […] Loretta Young, con gli immensi occhi verdi incorniciati da trecce bionde, rifugiatasi nella fossa degli orsi, era l’immagine stessa della gioia. Sfuggire la prigionia, spezzare le catene, ritrovarsi in due, è una fiaba che può diventare realtà. Questo racconto ha come scenario le felci selvagge e le ninfee, come angeli custodi le rose fiammeggianti e gli elefanti. Dopo mille pericoli e avventure (tra cui il più terrificante tentativo di stupro nel cinema americano), gli amanti ritrovano l’incanto in un luogo non toccato dalla civiltà, lo zoo di Budapest.
A. Kyrou, Amour-erotisme & Cinéma, Paris, Le Terrain Vague, 1966
Ero appena tornato dall’Inghilterra, dove avevo partecipato a due film, un diretto [That Night in London] e l’altro prodotto [Sign of the Four]. Siccome avevo una storia che desideravo realizzare, ho telefonato a Lasky. Ero sotto contratto alla Paramount per cinque anni e Lasky mi ha chiesto di leggere una sceneggiatura che gli causava dei problemi. L’ho letta e, il giorno seguente, sono tornato, entusiasta del progetto. Ho detto a Lasky: “Credo che la concezione sia completamente falsa: il direttore dello zoo detesta gli animali, il protagonista è un ladro e la madre della ragazza una puttana. Non posso concepire il film in questo modo”. Ma avevo davvero voglia di fare il film, e avevo in mente come. Lasky era un uomo molto simpatico. Aveva grandi entusiasmi e, in quelle occasioni, diventava rosso in volto. Si diresse verso la porta laterale, dove i suoi sceneggiatori – che io conoscevo – stavano combattendo con lo script, e disse loro quello che io ne pensavo. Così, immediatamente, ho firmato per dirigere il film. E ho lavorato a stretto contatto con gli sceneggiatori.
R. V. Lee, in Positif, nn. 220-221, 1979