THE KISS BEFORE THE MIRROR

James Whale

Sog.: dalla pièce Der Kuss Vor Dem Spiegel di Ladislaus Fodor. Scen.: William Anthony McGuire. F.: Karl Freund. M.: Ted Kent. Scgf.: Charles D. Hall. Mus.: W. Franke Harling. Int.: Gloria Stuart (Lucy Bernsdorf), Walter Pidgeon (l’amante di Lucy), Paul Lukas (Paul Held), Frank Morgan (Walter Bernsdorf), Nancy Carroll (Maria Held), Donald Cook (l’amante di Maria), Jean Dixon (Hilda). Prod.: Carl Leammle Jr. per Universal Pictures Corp. 35mm. D.: 68. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Gli horror classici girati per la Universal saranno sempre destinati a eclissare gli altri film di Whale per gli studios, una produzione vasta, non meno personale e spesso formalmente più inventiva. The Kiss Before the Mirror, la cui stilizzazione cinematografica e teatrale rasenta l’astrattismo, è forse il film più radicale del regista. Nella straordinaria sequenza d’apertura, una donna sposata (Gloria Stuart) entra nella casa dell’amante (Walter Pidgeon) e inizia a spogliarsi, mentre il marito (Paul Lukas), pazzo di gelosia, la spia da una finestra con una rivoltella in tasca. Nel filmare questi eventi Whale elabora una complessa danza onirica di sessualità e morte, sincronizzando i movimenti di macchina, la disposizione degli attori e le battute di dialogo con le languide cadenze di un tango.
Il gioco con i doppi e i riflessi suggerito dal titolo si estende alle immagini (specchi che riflettono specchi, all’interno di inquadrature studiatamente simmetriche) e alla strategia narrativa: il migliore amico di Lukas (Frank Morgan), avvocato di fama, ha appena accettato di difenderlo dall’accusa di omicidio quando scopre di essere a sua volta tradito dalla moglie (Nancy Carroll), finendo in un identico turbine emotivo. Nelle scene in tribunale Morgan offre un’interpretazione spettacolare e giustamente istrionica; ma quando applica gli stessi eccessi melodrammatici a momenti più intimi, il film suggerisce che il suo dolore è solo ostentato e serve a occultare una rabbia misogina e possessiva, subito smascherata dalla sua assistente, un’avvocatessa dalle connotazioni lesbiche interpretata con piglio pratico da Jean Dixon. La fotografia di Karl Freund dona un esempio raro e spettacolare di panoramica a trecentosessanta gradi perfettamente eseguita. Impiegata durante l’appassionata arringa pronunciata da Morgan di fronte alla giuria, la ripresa circolare completa la sensazione di claustrofobia e intrappolamento trasmessa dal film, con esistenze condannate a una perpetua ripetizione.

Dave Kehr

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