THE AFRICAN QUEEN

John Huston

Sog.: dal romanzo omonimo (1935) di C.S. Forester. Scen.: James Agee, John Huston, Peter Viertel. F.: Jack Cardiff. M.: Ralph Kemplen. Scgf.: Wilfred Shingleton. Mus.: Allan Gray. Int.: Humphrey Bogart (Charlie Allnut), Katharine Hepburn (Rose Sayer), Robert Morley (reverendo Samuel Sayer), Peter Bull (capitano della Königin Luise), Theodore Bikel (primo ufficiale della Königin Luise), Walter Gotell (secondo ufficiale della Königin Luise), Peter Swanwick (primo ufficiale della Shona), Richard Marner (secondo ufficiale della Shona). Prod.: Sam Spiegel per Horizon Pictures, Romulus Films. DCP. D.: 105’. Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A Hepburn veniva spesso rimpro­verato di interpretare se stessa, un’ac­cusa rivolta alla maggior parte delle star che, nello studio system, avevano sviluppato identità riconoscibili. La sua gamma espressiva era più ampia di quanto le si riconoscesse, ma non poteva fare tutto. Fu forse la più im­probabile tra la dozzina di attrici che volevano interpretare Scarlett O’Hara, e non capiva perché David Selznick le avesse detto di non credere che Clark Gable l’avrebbe accettata.

Il ruolo della missionaria di The African Queen di John Huston fu for­se la sua prova più difficile, e ne uscì a testa alta. Pare che Hepburn avesse qualche difficoltà e che avesse chie­sto aiuto a Huston. “Pensa a Eleanor Roosevelt”, le avrebbe risposto il re­gista. Allo scoppio della Prima guerra mondiale la protagonista e il marito missionario (la cui morte giungerà di lì a poco con tempismo perfetto) si trovano nell’Africa orientale tedesca dove incontrano il rozzo e burbero meccanico Humphrey Bogart. I due si ritrovano letteralmente legati l’uno all’altra quando la loro barca affronta le rapide, formando una coppia biz­zarra ma carismatica. Come Spencer Tracy in Lui e lei, Bogart le fa da men­tore nella conquista di una maggiore sicurezza fisica.

Molly Haskell

 

Il romanzo di C.S. Forester su una strana coppia – un capitano di battello rozzo e ubriacone e una puritana mis­sionaria nel Congo durante la Prima guerra mondiale – passò di mano dalla Columbia (dove avrebbe dovuto avere come protagonisti Charles Laughton ed Elsa Lanchester) alla Warner (per un progetto pensato per Bette Davis) prima di approdare alla Horizon Pic­tures di Sam Spiegel e John Huston. I fondi per acquisire i diritti della storia, venduti a prezzo esorbitante, furono reperiti attraverso una società di noleg­gio di attrezzature sonore. Un ulteriore finanziamento giunse dalla Romulus di Londra quando Hepburn e Bogart accettarono di prendere parte al film.

La sceneggiatura fu scritta in col­laborazione con uno dei più grandi scrittori e critici cinematografici ame­ricani, James Agee, che aveva da poco dedicato un profilo a Huston sulla ri­vista “Life” dando inizio a una stretta amicizia tra i due. Agee ebbe un in­farto durante l’intensa fase di scrittura (un secondo infarto lo avrebbe ucciso quattro anni dopo). Poiché la sceneg­giatura non aveva ancora un finale, per completarla intervenne Peter Viertel.

Durante un’avventurosa e spesso caotica lavorazione in Africa – era la prima volta di Huston nel continente – Hepburn contrasse una grave ma­lattia, oltre a essere vittima di continui scherzi da parte del coprotagonista e del regista, tanto da definire l’esperien­za un supplizio, “intrappolata com’ero tra due maschi alfa”. Nonostante le difficoltà ne uscì trionfante. L’evidente contrasto tra Hepburn e Bogart vivaciz­za il film. Entrambi si cimentarono in ruoli lontani dal loro registro abituale, ma questo non trovò riscontro nei loro compensi (il salario e la percentuale sui profitti di Hepburn erano esattamente la metà di quelli di Bogart). La metico­losità, integrità e idealismo di Hepburn si scontrano sullo schermo con l’atteg­giamento edonista e goliardico di Hus­ton, che a volte sfiorava la sregolatezza. La sua regia rafforzò la performance di Hepburn, mentre la presenza dell’attri­ce addolcì i tratti marcatamente ma­schili che solitamente caratterizzavano il regista. Con l’eccezione di In questa nostra vita, questo fu il primo film di Huston con una protagonista femmini­le di vero spessore.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Per concessione di Romulus Library.
Restaurato in 4K nel 2010 da Romulus Library e Paramount Pictures, a partire dal negativo originale 3-strip.