Ho diretto oltre quaranta documentari dedicati all’arte, per la maggior parte incentrati sul cinema. Nel corso di una lunga carriera durata più di cinquant’anni ho avuto il privilegio di realizzare quattro documentari sulla vita e l’opera del grande Stanley Kubrick, arrivando infine a quello che spero sarà considerato un ritratto definitivo di un autentico genio del cinema. Kubrick ci ha lasciati mentre stava completando il suo ultimo film, Eyes Wide Shut, e la sua famiglia – molto unita – mi ha fatto l’onore di accogliermi nella sua casa per riflettere sull’uomo e sulla sua opera, pochi giorni dopo la scomparsa. È sepolto nel giardino della casa che amava, e mi è stato concesso di visitare quel luogo per rendergli omaggio. Queste conversazioni con sua moglie e le sue figlie sono in gran parte inedite. Il loro intento e sfatare il mito che lo dipingeva come una sorta di recluso squilibrato, come invece suggerivano le voci diffuse al tempo della sua morte. Al contrario, emerge l’immagine di un padre di famiglia affettuoso e, senza dubbio, di un lavoratore instancabile che però concentrava le sue energie in un luogo preciso che gli offriva il conforto e il sostegno di cui aveva bisogno: la sua casa. Generazioni di cineasti, del presente e del passato, sono state influenzate e guidate dal talento e dalla precisione del metodo di Kubrick, così come lo saranno molte generazioni future. Sono orgoglioso di aver potuto svolgere un piccolo ruolo nel documentare la vita e l’opera di uno dei più grandi registi di sempre, affidandola alle cure dei tanti futuri custodi del suo insegnamento – molti dei quali non sono ancora nati – affinché ne preservino l’eredita, cosi preziosa per tutti noi.

Paul Joyce