SERGUEÏ PARADJANOV, LE REBELLE

Patrick Cazals

Int.: Sergej Paradžanov, Sarkis, Pierre Bergé, Sofiko Chiaureli, Yuri Mechitov, DCP. D.: 52’. Bn e Col.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Già autore di un libro formidabile su Sergej Paradžanov (edizioni Cahiers du cinéma, collana “Auteurs”), Patrick Cazals filma un collage documentario ricco e intenso, degno delle composizioni pittoriche del cineasta georgiano, re del recupero dei materiali (bambole, merletti, fotografie) nei momenti bui della sua vita. Non che Cazals cerchi di imitare l’inimitabile, ma la sua immersione nell’universo del maestro è così profonda che riesce a riprodurne perfettamente il genio e il dolore attraverso una sapiente combinazione di immagini una più indelebile dell’altra. La semplice comparsa di Paradžanov sullo schermo è un miracolo di magia. Qualcosa di diabolico e di ipnotico nello sguardo, un fisico imponente tanto protettivo quanto spaventoso, un linguaggio sicuro, intelligente e fiorito, come Federico Fellini e Orson Welles, i due grossi calibri suoi pari. Seguiamo la traiettoria sfavillante di un uomo nato in una famiglia di eccentrici antiquari armeni (“Ho passato l’infanzia a ingoiare gli anelli e gli orecchini di mia madre”), talmente bravo alla scuola di cinema che il regista ucraino Dovženko lo fa venire in Ucraina (dove all’inizio gira film ultra-convenzionali). Le ombre degli avi dimenticati, il sontuoso capolavoro che traspone nei Carpazi il mito di Romeo e Giulietta, lo vede spiccare il volo. Ma segna anche l’inizio dell’accanimento delle autorità sovietiche, che lo spediscono in carcere per tre anni. “Io non capisco i miei film” confessa lo stesso gigante georgiano. Se non possiamo capirli, non possiamo però fare a meno di amarli per la loro eccentricità visionaria, la loro modernità fiammeggiante e il loro splendore visivo.

Marine Landrot, Serguei Paradjanov le rebelle, “Telerama”, 28 febbraio 2004

Copia proveniente da