KINO-PRAVDA NO. 18

Dziga Vertov

F.: Pëtr Novickij, Grigorij Lemberg, Michail Kaufman, A. Dorn. Prod.: Goskino. 35mm. L.: 290 m. D.: 14’ a 18 f/s. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Kino-Pravda No.18 lega un numero sorprendente di luoghi e soggetti in un’unica lunga “corsa della macchina da presa”, formula che Dziga Vertov riproporrà in opere successive. Può anche essere visto come una dimostrazione della sua teoria, espressa nel manifesto Noi (1922), secondo cui “gli intervalli (la transizione da un movimento all’altro) sono il materiale, l’elemento dell’arte del movimento, e non i movimenti stessi”. Ascensori, aeroplani, automobili, carrelli da miniera, tram (non lasciatevi sfuggire un cameo di Michail Kaufman) e molteplici stili di didascalie si combinano per portare lo spettatore e l’operatore – egli stesso protagonista – “verso la realtà sovietica”, dove bambini, operai e contadini di diverse origini si incrociano per le strade delle città. La sequenza del “battesimo comunista” (oktjabriny), con le sue luci dure e il montaggio complesso, ci ricorda anche che Vertov non era estraneo a un certo livello di performatività della macchina da presa, concludendosi con quella che il regista aveva precedentemente definito “apoteosi: una poesia del lavoro e del movimento”.

Luis Felipe Labaki

Copia proveniente da