KAISER FRANZ JOSEPH IN SARAJEWO. DIE REISE DURCH BOSNIEN UND DIE HERZEGOWINA
35mm. L.: 80m. D.: 5’ a 16 f/s.
Scheda Film
“Ma il momento, il momento in cui i due monarchi nel teatro cinematografico… Essi erano gli spettatori di se stessi. Vedevano una fedele copia di se stessi nell’atto di parlare, di salutare o di sorridere. E il pubblico sullo schermo applaudiva. E il pubblico in sala applaudiva. E i monarchi sullo schermo ringraziavano. E nella realtà i monarchi reali ringraziavano. Ma improvvisamente la pellicola si spezzò e la sala piombò nel buio. A questo punto del resoconto un brivido mi percorse la schiena. Forse quello strappo, quella lacerazione aveva avuto luogo anche nella dimensione del reale? E con sgomento mi chiesi: ma qui, che cosa mai è propriamente il reale?
Non posso più cancellare dalla mia coscienza quella terribile natura di ‘doppio’ e di sosia della rappresentazione. L’Uno, l’eletto che con il semplice gesto di camminare, parlare e salutare, un gesto eseguito quanto più possibile in modo tipico, è deputato a simboleggiare ai popoli la loro propria esistenza – in duplice versione? È lecito riprodurre in modo così sacrilego Sua Grazia? Non è troppo in un unico, stesso momento due, anzi quattro, reali? Là sopra, sullo schermo, vi è chi assolve il suo alto compito, e giù, in basso, la stessa persona sta seduta come semplice individuo, che al pari di tutti gli altri, si diletta dell’effigie di Sua Altezza? O, invece, standosene così seduto, assolve ancora una volta il suo compito? Dove inizia, dove finisce la rappresentazione? E il popolo, presente qui due volte, e pertanto doppiamente felice, osannante il proprio giubilo, festeggiante il suo ingenuo essere-popolo nello specchio, non è tutto ciò pericoloso? Non potrebbe il popolo spaventarsi, come se scorgesse il suo proprio fantasma? Non potrebbe cadere in uno stato confusionale rispetto alla propria funzione istintiva?
Ma no, esso giubila. Quando la pellicola si spezza, viene riaggiustata. Il pericolo sussiste solo nella immaginazione di sofistici cavillatori, peraltro da sempre perduti per l’ingenuo essere-popolo. E, alfine, anche loro devono confessare, con il massimo della contrizione, che la gestualità della politica si adatta magnificamente al cinematografo. Tutto il resto non sono che fantasmi che si dissolvono davanti alla luce solare di Sua Grazia”. (Berthold Viertel, Im Kinematographentheater, März Jg. 4, Heft 20, 18. Oktober 1910, in Fritz Güttinger, Kein Tag ohne Kino, 1984)