I, THE JURY (3D)

Harry Essex

Sog.: dal romanzo omonimo (1947) di Mickey Spillane. Scen.: Harry Essex. F.: John Alton. M.: Frederick Y. Smith. Scgf.: Wiard B. Ihnen. Mus.: Franz Waxman. Int.: Biff Elliot (Mike Hammer), Preston Foster (capitano Pat Chambers), Peggie Castle (Charlotte Manning), Margaret Sheridan (Velda), Alan Reed (George Kalecki), Mary Anderson (Eileen Vickers/Mary Wright), Tom Powers (Miller), Robert Cunningham (John Hansen/Hal Kines), Tani Seitz (Esther Bellamy), Dran Seitz (Mary Bellamy). Prod.: Victor Saville per Parklane Pictures, Inc. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Mickey Spillane non amava i film che il produttore britannico Victor Saville aveva tratto negli anni Cinquanta dai bestseller dello scrittore hard-boiled… Sebbene considerasse Biff Elliot un amico, non gli piacque neanche I, the Jury. Trovava Elliot troppo piccolo ma si lamentò soprattutto della sceneggiatura, non gli piaceva che la famosa automatica calibro 45 di Mike Hammer fosse sostituita con un revolver e l’idea che Hammer potesse essere messo fuori combattimento con una gruccia lo faceva urlare…
Nel 1999 Mickey e io fummo invitati a Londra, dove il National Film Theater proiettava il mio documentario Mike Hammer’s Mickey Spillane nell’ambito di una retrospettiva di film tratti dai suoi romanzi. Mickey non si prese la briga di andare alle proiezioni, a parte quella del mio film. Ma io non vedevo l’ora di assistere a una rara proiezione in 3D di I, the Jury.
Il film mi era sempre piaciuto e nel corso degli anni ne avevo vantato i meriti (e quelli di Kiss Me Deadly) a Mickey. Tra tutti i film di Saville era quello che meglio sembrava cogliere l’atmosfera e il sapore dei romanzi; era divertente, tosto e sexy, i dialoghi erano scoppiettanti. Ciò che aveva deluso gli spettatori all’epoca rimane deludente; gli aspetti più esplicitamente sessuali della trama (una scuola di ballo può essere un bordello ma anche no, vari personaggi possono essere o non essere omosessuali) divennero incoerenti a causa di problemi di censura, e nel famoso spogliarello finale la bella Peggie Castle si limitava a togliersi le scarpe!
Ma Elliot era un Mike Hammer fantastico – una testa calda, un istintivo che sapeva essere tanto duro quanto sensibile. Il fatto che fosse un po’ più piccolo del Mike Hammer immaginato dai lettori lo fa semmai sembrare meno prepotente. Si batte intensamente e ama intensamente, e forse non è sveglio come la maggior parte degli investigatori privati dei film, ma questo gli conferisce una piacevole qualità da uomo qualunque. Peccato che Elliot, che sullo schermo aveva una presenza simile a quella di James Caan, non sia stato lanciato meglio dal film.
La rivelazione di quella proiezione fu però il 3D. Visto ‘piatto’ alla tv, I, the Jury non ha molto del film in 3D, essendo pochi i casi in cui oggetti e persone escono dallo schermo. Ma la proiezione in 3D rivela la maestria del geniale John Alton nel creare profondità, portando lo spettatore dentro le immagini. Uno dei pochi polizieschi in 3D, I, the Jury è da questo punto di vista un gioiello misconosciuto.

Max Allan Collins, I, the Jury. Noir in 3-D, “Classic Images”, n. 395, maggio 2008

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2021 da UCLA Film & Television Archive in collaborazione con P.K.L. Pictures Limited presso i laboratori Roundabout Entertainment e UCLA Digital Film Lab and Audio Mechanics, a partire dai negativi originali occhio sinistro (privo di due bobine) e occhio destro. Un controtipo positivo è stato utilizzato per integrare le due bobine mancanti occhio sinistro e per il restauro del suono. Con il sostegno di Connie Elliott. Un ringraziamento speciale a Nick Varley, The Harvard Film Archive e The Packard Humanities Institute