I SETTE PECCATI CAPITALI. Episodio Avarizia e ira

Eduardo De Filippo

T. alt.: Les Sept péchés capitaux. Sog.: dal racconto Acte de probité (1951) di Hervé Bazin. Scen.: Diego Fabbri, Charles Spaak, Eduardo De Filippo. F.: Enzo Serafin. M.: Louisette Hautecoeur. Scgf.: Ugo Bloettler. Mus.: Yves Baudrier, René Cloërec. Int.: Eduardo De Filippo (Eduardo Germini), Paolo Stoppa (Alvaro), Isa Miranda (Elisa, moglie di Alvaro). Prod.: Film Costellazione, Franco London Film. DCP. D.: 30’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Marito e moglie è un film in due episodi, che sfugge, per la sua bizzarria e la sua crudeltà, alla voga della commedia a episodi dell’epoca. Don Matteo, costretto a letto da una malattia, è vessato dall’avara moglie, che giunge fino a utilizzare la sua immobilità per fargli covare le uova. Gennaro, sognatore di mezza età, fa una corte innocente alla giovane dirimpettaia suscitando le ire della moglie. Il primo episodio, tratto da Toine di Maupassant e con un’irresistibile Tina Pica, è una delle perle nascoste del cinema italiano dell’epoca, una torsione grottesca e imprevista delle scene familiari eduardiane.
“Eduardo gira per le strade, con la gente del posto, in maniera quasi neorealista, questo film che è il suo gioiello cinematografico: un film molto mobile, la macchina sempre in movimento, un coro di personaggi enorme, una vitalità esplosiva che è la stessa che troviamo in un altro grande film di quell’anno, Due soldi di speranza di Renato Castellani, girato sempre nell’area vesuviana” (Goffredo Fofi, Dove sta Zazà, puntata su Marito e moglie, Radio 3, 2016). Compone un trittico ideale con i due episodi quello contenuto nel film collettivo I sette peccati capitali, che era stato inizialmente ideato al posto del secondo. Una moglie (Isa Miranda) vessa il marito (Paolo Stoppa) per la sua eccessiva onestà nei confronti del loro povero inquilino (Eduardo), un professore di clarinetto: “La scenografia e l’atmosfera di un neorealismo allo stato puro servono da cornice a un racconto drammatico in cui una certa ‘fantasia, popolare e ingenua’ ricorda più o meno direttamente Miracolo a Milano” (Jean-José Richer, “Cahiers du cinéma”, 13 giugno 1952).

Emiliano Morreale

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