DU SKAL ÆRE DIN HUSTRU
Sog.: dalla pièce Tyrannes Fald (1919) di Svend Rindom. Scen.: Carl Th. Dreyer, Svend Rindom. F.: George Schnéevoigt. Scgf.: Carl Th. Dreyer. Int.: Johannes Meyer (Viktor Frandsen), Astrid Holm (Ida), Karin Nellemose (Karen), Aage Hoffman (Dreng), Byril Harvig (Barnet), Mathilde Nielsen (Mads), Clara Schønfeld (Alvilda Kryger), Johannes Nielsen (il medico), Petrine Sonne (la lavandaia). Prod.: Palladium 35mm. L.: 2195 m. D.: 107’ a 18 f/s. Bn
Scheda Film
Nel 1939, ripensando a Du skal ære din hustru, Dreyer lo descrisse come “una microscopica riproduzione della banale esistenza quotidiana di migliaia di persone nella grande città”. Con queste parole sottolineava il realismo, la prosaicità del film e la sua ambientazione urbana, elementi allora insoliti. Definì il film un Kammerspiel, un dramma da camera, e la messa in scena intima e accurata è infatti degna di nota. Ambientato quasi interamente in un piccolo appartamento di due stanze, il film si incentra su pochi personaggi, tutti ritratti con garbato umorismo e generosa empatia. Dreyer adattò una popolare commedia teatrale intitolata Tyrannes fald; nella trasposizione eliminò personaggi di primo piano e sottotrame, rendendo l’umorismo più sottile.
Il set (progettato dallo stesso Dreyer) è pensato come una replica esatta di un vero appartamento. Le pareti potevano essere spostate per permettere alla macchina da presa di riprendere gli attori da ogni lato. Dreyer costruisce una rete attentamente orchestrata di inquadrature soggettive, campi medi e primi piani montati con ritmo veloce, procedimento inusuale per un film danese dell’epoca. Il tema centrale è l’incapacità del marito di vedere il devoto sacrificio della moglie; è quindi significativo che il film ci mostri continuamente cosa vedono (o non vedono) i vari personaggi e il modo in cui reagiscono.
Il film fu prodotto dalla Palladium ed ebbe una distribuzione internazionale. Fu particolarmente apprezzato in Francia (quattro copie originali sono conservate negli archivi francesi), dove il suo successo valse un’offerta di lavoro a Dreyer, che dopo aver rinunciato a vari altri progetti finì per realizzare La passione di Giovanna d’Arco (1928).
La copia proiettata presenta didascalie in inglese basate sulla versione originale per l’esportazione, che attribuisce ai personaggi i nomi universali e quasi simbolici di ‘John’ e ‘Mary’ invece dei più neutri ‘Victor’ e ‘Ida’ dell’originale in lingua danese. Anche le didascalie introduttive differiscono notevolmente: nell’originale danese sono meno sciocche e moralizzanti.
Casper Tybjerg