DIE VIER IM JEEP

Leopold Lindtberg, Elizabeth Montagu

Scen.: Richard Schweizer. F.: Emil Berna. M.: Hermann Haller, Paula Dvorak. Scgf.: Adolf Rebsamen. Mus.: Robert Blum. Int.: Ralph Meeker (William Lang), Viveca Lindfors (Franziska Idinger), Joseph Yadin (Vassilij Voroscenko), Michael Medwin (Harry Stuart), Dinan (Marcel Pasture), Harry Hess (capitano Hammon), Hans Putz (Karl Idinger), Eduard Leibner (Hackl, il portinaio), Paulette Dubost (signora Pasture), François Simon (un poliziotto francese), Gregory Chmara (un capitano sovietico). Prod.: Lazar Wechsler per Praesens-Film. 35mm. D.: 102’. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il film – girato in parte sulle rive del Danubio nello stesso periodo del Terzo uomo – si svolge nella Vienna occupata, dove le ‘Pattuglie Internazionali’ motorizzate, costituite da quattro poliziotti militari – un americano, un russo, un francese e un inglese –, hanno il compito di controllare i quattro settori della città. I tre occidentali e il sovietico entrano in conflitto quando un prigioniero di guerra austriaco in mano all’URSS fugge poco prima della sua liberazione ufficiale e si nasconde nell’appartamento della moglie, con la GPU alle calcagna. […]
Contro tutte le aspettative dei produttori, Die Vier im Jeep scatenò una notevole polemica al Festival di Cannes del 1951, che per la prima volta vedeva la partecipazione di un’importante delegazione dell’Est. Su richiesta dei sovietici il film, originariamente programmato per la sessione d’apertura del festival, fu proiettato solo il giorno successivo e attirò una protesta ufficiale della delegazione russa, che comprendeva il regista Vsevolod Pudovkin e l’attore Nikolaj Čerkasov. Durante una discussione pubblica con la Praesens-Film, Lindtberg fu accusato di aver insultato l’Armata Rossa attraverso il personaggio del poliziotto russo. “Lindtberg incita all’odio antisovietico”, titolò un quotidiano francese di sinistra con grande stupore dei responsabili del film, che avevano sperato di portare un messaggio neutrale di conciliazione.
In effetti il film aveva fatto il possibile per essere imparziale; tuttavia, mentre i soldati occidentali suscitavano spontaneamente simpatia, sin nei dettagli delle loro vite private, il personaggio del russo, rappresentato come tormentato e imprevedibile, rifletteva la paura viscerale dell’Occidente nei confronti di una grande potenza poco conosciuta e il giudizio negativo sull’arbitrio della polizia russa, esercitato nel totale disprezzo dei diritti umani. […] La valanga di premi internazionali che seguì – il David O. Selznick Silver Laurel Award, l’One World Award, l’Orso d’Oro del Festival del cinema di Berlino – ebbe comunque una forte connotazione politica.

Hervé Dumont

Copia proveniente da

Per concessione di Praesens-Film e SRF. Restaurato nel 2010 da Cinémathèque suisse presso il laboratorio ANIM Portugal, a partire da una copia 35mm. Con il sostegno di Memoriav