COVER GIRL

Charles Vidor

Sog.: Erwin Gelsey. Scen.: Virginia Van Upp, Marion Parsonnet, Paul Gangelin. F.: Rudolph Maté, Allen M. Davey. M.: Viola Lawrence. Scgf.: Lionel Banks, Cary Odell. Mus.: Ira Gershwin, Jerome Kern, Fred W. Leigh, Henry E. Pether. Int.: Rita Hayworth (Rusty Parker), Gene Kelly (Danny McGuire), Lee Bowman (Noel Wheaton), Phil Silvers (Genius), Jinx Falkenburg (Jinx), Leslie Brooks (Maurine Martin), Eve Arden (Cornelia Jackson), Otto Kruger (John Coudair), Jess Baker (John Coudair da giovane), Anita Colby (Anita). Prod.: Arthur Schwartz per Columbia Pictures Corp. ·DCP. Col.

 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Cover Girl è il terzo musical che la Columbia costruisce sul fascino di Rita Hayworth, e il primo per cui scrittura Gene Kelly, che trova qui la libertà d’invenzione che la MGM gli ha finora negato. La grazia di Rita in realtà risplende meglio nel bianco e nero, come aveva dimostrato il sofisticato glamour di You Were Never Lovelier, e come sa lo stesso Charles Vidor, che solo in Gilda potrà davvero incendiare lo schermo con il fuoco dei suoi capelli. È il solito problema, il Technicolor non s’addice alle rosse, specie alle rosse di pelle ambrata: l’impasto cromatico è difficile da governare, tra chioma di ruggine (la protagonista si chiama Rusty), pancake che imporpora le guance e rossetto che non è mai della tonalità giusta. Hayworth, forte del rodaggio nei due film girati scalpitando sotto la disciplina ferrea di Fred Astaire, è comunque sfolgorante nel numero a tre Make Way for Tomorrow (sui fondali di Brooklyn, insieme a Kelly e a Phil Silvers), esuberante prova generale del Good Morning di Cantando sotto la pioggia; mentre è proprio il Technicolor a circonfondere di grazia allucinatoria un numero di pura attrazione foto-tipografica, la parata di ragazze copertina che sfilano accanto alla testata delle loro riviste.
Kelly ritrova qui Stanley Donen, già suo assistente a Broadway, e si conferma un sodalizio che farà la storia del genere. Cover Girl, legato da fili ormai consunti alla formula anni Trenta della backstage story, preme verso il rinnovamento di situazioni e di atmosfere che troverà pieno compimento, cinque anni dopo, in On the Town. Lo sgorgare dei numeri musicali dal fluire della vita, e non dalle ragioni di uno spettacolo, non attinge ancora la misteriosa magia che darà senso al grande musical anni Cinquanta, ma il meccanismo comincia a funzionare. Non manca l’ironia: uno snodo della storia prende la forma d’un vaporoso doppelganger, dove Rita diventa la vivente reincarnazione della nonna amata invano da un ricco impresario; Kelly ribatte con una sua strepitosa scena di doppio, una Alter Ego Dance dove balla sui marciapiedi sfidando l’ombra di se stesso (scena complicatissima, ricorda nell’autobiografia, provata per oltre un mese e coreografata da Donen, “senza il quale non sarebbe mai stata possibile”). La sceneggiatura di Virginia Van Upp non sarà di quelle memorabili, ma come liquidare del tutto un copione che prevede, tra il vecchio impresario illanguidito dal déjà vu e una caustica fashion editor quarantenne, il seguente scambio di battute: “Che cosa faresti tu, se vedessi la tua giovinezza che entra da quella porta?” “Io? La strozzerei”.

Paola Cristalli

Copia proveniente da

Da: Sony Columbia per concessione di Park Circus ·Restaurato nel 2015 in 4K da Sony Pictures a partire dalle copie master positive e dal negativo originale Technicolor a tre matrici. Scansione a risoluzione 4K sotto liquido eseguita presso Cineric.
Restauro dell’immagine eseguito da L’Immagine Ritrovata.
Restauro audio di Chace Audio.