CENTRAL DO BRASIL

Walter Salles

Sog.: Walter Salles. Scen.: Marcos Bernstein, João Emanuel Carneiro. F.: Walter Carvalho. M.: Felipe Lacerda, Isabelle Rathery. Mus.: Jaques Morelenbaum, Antonio Pinto. Int.: Fernanda Montenegro (Isadora), Marília Pêra (Irene), Vinícius de Oliveira (Josué), Soia Lira (Ana), Othon Bastos (Cezar) Otávio Augusto (Pedrão), Stela Freitas (Yolanda). Prod.: Arthur Cohn, Martine De ClermontTonnerre, Walter Salles. DCP. D.: 113’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Abbiamo cercato di portare sullo schermo un essere umano e una geografia fisica. Iniziammo a girare a Rio, ma volevamo evitare di cadere nel cliché, dunque questo potrebbe essere il primo film ambientato in quella città senza mostrare la spiaggia e le stazioni balneari riservate alla classe media. Si ha invece una realtà, quella dei sobborghi abitati da una comunità sotterranea, che viene raramente portata sullo schermo. Poi andammo a esplorare il Sertão, una parte del paese abbandonata dalla politica: sarà anche l’area più arretrata del Brasile, ma se c’è un posto in cui ancora esistono l’innocenza e la solidarietà quello è il Sertão. La conformazione del territorio è così ostile che il governo deve creare città assolutamente artificiali come quelle che vediamo alla fine del film. Si trovano in mezzo al nulla, e dato che non c’è lavoro diventano città fantasma nel giro di cinque o sei anni. Sono come immensi parcheggi per esseri umani.
Quando si fa un road movie si entra costantemente in contratto con l’ignoto. I road movie mi piacciono perché permettono ai loro personaggi di cambiare quando si trovano di fronte a cose che non sono in grado di controllare. Devono abbandonare la loro visione del mondo e affrontare cose che non riescono a capire. Per esempio, quando sistemammo il tavolo di Dora alla stazione ferroviaria, il primo giorno di riprese, alcune delle 300.000 persone che passano ogni giorno di lì si avvicinarono per farsi scrivere delle lettere. Avevamo una piccola macchina da presa, e girammo il più possibile di nascosto. Quelle persone avevano davvero bisogno di dettare delle lettere, e la maggior parte di loro non sapeva di essere ripresa. Ci siamo accorti che le loro lettere erano più sincere – o dovrei dire poetiche? – di quelle contenute nella nostra premiata sceneggiatura. Le nostre lettere avevano una specie di distanza brechtiana, le loro erano dettate dal bisogno di farsi ascoltare e contenevano una carica emotiva straordinaria e per noi inattesa. Rompevano tutti gli schemi che potevamo immaginare di imporre alla realtà.

Nick James, Heartbreaks and Miracles: interview with Walter Salles, “Sight and Sound”, n. 3, marzo 1999

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2017 da CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, MACT, Videofilmes presso il laboratorio Éclair Cinéma con la supervisione di Walter Salles a partire dal negativo originale 35mm