A WOMAN OF PARIS

Charles Chaplin

Sog., Scen., M.: Charles Chaplin. F.: Roland Totheroh. Scgf.: Arthur Stibolt. Int.: Edna Purviance (Marie St. Clair), Adolphe Menjou (Pierre Revel), Carl Miller (Jean), Lydia Knott (madre di Jean), Charles French (padre di Jean), Clarence Geldert (Paulette), Betty Morrissey (Fifi), Henry Bergman (capo cameriere), Harry Northrup (gagà), Nellie Bly Baker (massaggiatrice), Charles Chaplin (facchino). Prod.: Regent Film Company. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Gennaio 1919: Charlie Chaplin e Douglas Fairbanks assoldano tre detective privati per raccogliere informazioni su una presunta, imminente fusione di tutti i maggiori distributori del paese, un monopolio milionario che ridurrebbe notevolmente il potere di star e registi. Gli investigatori,   si apprende da un fascicolo conservato nell’archivio Chaplin, fanno base all’Alexandria Hotel di Los Angeles, dove sono in atto le trattative tra produttori ed esercenti: tra i nomi figurano “Zucker [sic], S. Goldwyn, A.B. Schulberg e Tally”. Quando l’accordo sta per andare in porto, Chaplin, Fairbanks e Pickford si presentano all’Alexandria con D.W. Griffith e Bill Hart, convocano la stampa e annunciano la futura creazione della United Artists. Se è vero che questo episodio (deliziosamente romanzesco) accelerò i tempi, è altrettanto vero che Chaplin dovette attendere altri quattro anni prima di affrancarsi dal contratto con First National e assaporare quell’indipendenza creativa a lungo anelata: “Non vedevo l’ora di tagliare il traguardo. Ogni giorno venivo assalito da nuove idee per un lungometraggio”. Quando nel 1923 Chaplin è finalmente libero, ribaltando ogni previsione, realizza un melodramma. Senza Charlot. Lo sconcerto del pubblico fu tale che i cinema furono costretti ad affiggere un cartello di avvertimento alle casse.
Immaginato  per  Edna  Purviance, A Woman of Paris prende spunto dall’affaire di Peggy Hopkins Joyce – ballerina delle Ziegfeld Follies e nota cacciatrice di dote – con il ricco editore parigino Henri Letellier (questo il nome del personaggio di Menjou nelle prime stesure del soggetto), a causa del quale un ragazzo di lei innamorato si tolse la vita. Ma il film è tutt’altro che un morality play, scava dentro e oltre quelle stesse convenzioni morali e quel perbenismo borghese che Chaplin aveva già preso di mira con  le sue commedie. Elogiato dalla critica per la sofisticata analisi psicologica “degna di Ibsen o Maupassant” e per lo “scetticismo cartesiano” che elevava il suo autore al rango di “filosofo della natura umana”, rimane, dopo cento anni dalla sua uscita, un Chaplin da riscoprire.

Cecilia Cenciarelli

 

 

Le musiche di A Woman of Paris

Nel 1976, mentre erano in corso i preparativi per la riedizione di A Woman of Paris, la salute di Chaplin era in pieno declino. Colpito da ictus, solo con grande sforzo era riuscito a terminare – con l’assistenza di Eric James – le colonne sonore per le riedizioni di Il circo, Il monello, Sunnyside, Pay Day, The Idle Class e A Day’s Pleasure: 226 minuti di partiture completamente orchestrate in soli sei anni ad età avanzata.
La partitura del 1977 soffre soprattutto della mancanza di materiale. Si può solo ipotizzare che James usasse quel poco che l’ottantasettenne Chaplin gli forniva, cercando di estendere il materiale il più possibile. James attinse anche a composizioni inutilizzate di Chaplin, pensate però per le sue commedie e probabilmente molto difficili da adattare a situazioni drammatiche. All’orchestrazione collaborò Eric Rogers, che forse non aveva la stessa familiarità con la tecnica e lo stile di Chaplin, cosa che può aver contribuito a una partitura non del tutto riuscita. Un ulteriore motive per cui A Woman of Paris, unico melodramma di Chaplin in cui il cineasta non compare, è sempre stato un film difficile da programmare.
Qualche anno fa l’Associazione Chaplin di Parigi ha miracolosamente recuperato oltre 19 ore di registrazioni domestiche e in studio risalenti al 1951. Solitamente Chaplin componeva al pianoforte e poi affidava ai suoi collaboratori il compito di trascrivere  i brani, ma stranamente quasi nessuna di queste registrazioni esiste su carta. Per la maggior parte si tratta di brani musicali destinati a Luci della ribalta, ma non solo, e l’energia e la vitalità creativa che emerge dalla musica è la stessa che traspare nei suoi film.
Ho quindi lavorato con estrema precisione alla creazione di una nuova partitura per A Woman of Paris, usando le registrazioni del 1951 recentemente riscoperte e riconfigurando alcuni dei temi esistenti della partitura del 1977, ma più nello stile di precedenti trattamenti riservati da Chaplin al proprio materiale. Spero vivamente che l’esperimento si riveli degno di A Woman of Paris, film che è rimasto a lungo privo di un vero e proprio supporto musicale.
Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza l’Orchestra Città Aperta, che non solo si è offerta di incidere la colonna sonora, ma ha anche salvato il master della registrazione da uno dei terremoti più devastanti che l’Italia abbia subito negli ultimi anni.

Timothy Brock

Restaurato nel 2022 da Cineteca di Bologna e Roy Export Company S.A.S. presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata nell’ambito del Progetto Chaplin. L’accompagnamento musicale è stato eseguito dall’Orchestra Città Aperta diretta da Timothy Brock.
Per il restauro in 4K è stato utilizzato un controtipo negativo full-frame di seconda generazione depositato da Roy Export S.A.S. presso Cineteca di Bologna