La nascita del film

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Charlie Chaplin e Adolf Hitler nacquero esattamente nello anno, il 1889, nello stesso mese, aprile, e persino nella stessa settimana, il primo il 16 ed il secondo il 20.

All’epoca dell’ascesa del dittatore, molti quotidiani e riviste ironizzarono a più riprese sulla somiglianza tra Charlot e il Führer, in particolare a partire dal 1936, quando Hitler mise al bando il film Tempi moderni in quanto film di ispirazione comunista interpretato da un comico dall’aspetto troppo simile al suo.

L’idea del film Il grande dittatore venne a Chaplin proprio a partire da questo, ed anzi il regista dovette ribadirlo nel corso di una deposizione per difendersi da un’accusa di plagio.

Trattandosi del primo film parlato della sua carriera (fino ad allora aveva preferito usare la voce quasi esclusivamente come effetto sonoro), Chaplin dovette ripensare il proprio metodo di lavoro per portare a compimento Il grande dittatore. Dovette infatti scrivere l’intera sceneggiatura e definire con meticolosità il piano di lavorazione, rinunciando all’improvvisazione e alla consuetudine di procedere alternando fasi di preparazione e riprese.

Per la stesura del discorso finale del barbiere, Chaplin trasse invece spunto da quanto aveva letto e ascoltato da Albert Einstein, con il quale aveva avuto occasione di confrontarsi personalmente durante un lungo viaggio in Europa.

“Nell’appello finale del Dittatore riecheggiano gli scritti, le lettere pubbliche e i discorsi pronunciati da Einstein durante la prima metà degli anni Trenta: la sua esortazione all’uomo a riappropriarsi delle proprie sorti e ad ostacolare in ogni modo l’asservimento del progresso al nazionalismo distruttivo” (Cecilia Cenciarelli). 

Nell’immagine, bozzetto originale realizzato per lo storyboard del film da J. Russell Spencer.
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