‘L’uomo che verrà’: note di regia
In varie occasioni Giorgio Diritti ha raccontato come all’origine del film L’uomo che verrà vi fosse la lettura del libro Le querce di Monte Sole di Monsignor Gherardi, un racconto dell’eccidio particolarmente teso a far emergere ritratti, nomi, identità delle vittime. Fin da subito l’idea è stata quella di narrare la tragica pagina di Storia con un approccio lontano sia dal documentario sia dal melodramma, al fine di avvicinare il più possibile lo spettatore alle figure protagoniste.
“L’approccio ad un film di tale importanza storica – ha raccontato il regista – non è stato semplice. A distanza di sessant’anni da quei tragici eventi tutto appare sfocato dal tempo, si sente il peso della storia, si avvertono ancora faziosità, differenti interpretazioni o strumentalizzazioni politiche. Il lavoro di ricerca sulla bibliografia già esistente, unito ad una raccolta di testimonianze dirette, in collaborazione con l’Istituto Storico per la Resistenza Parri di Bologna, ottenute con interviste ai sopravvissuti alla strage e a partigiani, ha progressivamente messo in luce l’importanza di non dimenticare tale sacrificio e soprattutto ha riportato ai nostri occhi volti, racconti, persone, famiglie”.
Di grande importanza è stata poi la scelta di utilizzare il dialetto bolognese per i dialoghi al fine di rendere ancor più realistico il racconto e ancor più vicini e familiari i personaggi coinvolti.
Del resto, già nel film precedente, Il Vento fa il suo giro (2005), Diritti aveva avuto modo di misurarsi nell’impresa di raccontare la vita di una piccola comunità ricorrendo in quel caso alla lingua occitana. In questo di certo è stata fondamentale la lezione di Ermanno Olmi, “maestro” del regista.
La scelta del dialetto è inoltre stata motivo di forte coesione all’interno del cast formato da alcuni attori professionisti come Maya Sansa e Alba Rohrwacher, e molti non-attori per i quali il ricorso al bolognese ha rappresentato un vantaggio.
Nel film, più di ogni altra cosa, Diritti ha voluto raccontare non direttamente la cronaca di una strage di inaudita violenza, bensì la vita quotidiana di persone appartenenti ad una piccola comunità rurale sconvolta ad un tratto dall’irruzione della guerra nella sua più feroce manifestazione.
“Emerge come protagonista una comunità che, al di là degli episodi legati alle formazioni partigiane, oppone allo strapotere nazista una resistenza che, come cita don Giuseppe Dossetti nell’introduzione bibliografica al libro Le querce di Monte Sole di Monsignor Luciano Gherardi,[…] È innanzitutto un atteggiamento morale, una rivolta interiore contro ogni prevaricazione, ogni violenza eretta a sistema, ogni sopruso, ogni ingiustizia, ogni ricatto. È tenace affermazione dei diritti dell’uomo, di ogni uomo, volontà di pace nella libertà; testimonianza di solidarietà umana al di sopra di ogni discriminazione; sfida dell’amore all’odio, della fede alla disperazione, della vita alla morte” (Giorgio Diritti).
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