Di volti e di villaggi

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Visages Villages è un film che parla degli esseri umani, parla delle persone di cui normalmente il cinema non si occupa. Del lavoro e delle donne, del rapporto tra l’arte e il cinema,
del legame tra le persone, dell’importanza delle parole.
Dello sguardo e della memoria.
 Un cinema di poesia e di libertà.
Un film che è un antidoto contro un mondo che ogni giorno sembra essere meno umano”.

Gian Luca Farinelli, in occasione dell’anteprima italiana al Cinema Lumière di Bologna

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Se a guidare JR e Agnès Varda nel loro viaggio è principalmente il caso o la libera associazione di idee, i volti e i villaggi rimangono i punti cardine, gli elementi principali della loro ricerca. 

I volti sono quelli delle tante persone con cui, nel loro peregrinare, i due sono riusciti ad entrare in contatto e a stringere legami d’amicizia forti anche se effimeri, proprio come le fotografie che le ritraggono: scattate, incollate durante delle “performance” artistiche collettive e poi, prima o dopo, distrutte. 

“Abbiamo avuto il piacere di incontrare gente molto diversa, per fare un altro esempio, un coltivatore contemporaneo che coltiva ottocento ettari da solo col suo computer. E poi uomini che lavorano nel porto, scaricatori, gente di campagna, ragazze, postini”.  

L’idea del legame sottende del resto sia la ricerca artistica di JR sia il cinema di Agnès Varda, che negli anni ha realizzato film come Jane B. par Agnès V. (1987), Daguerréotypes (1976), Les glaneurs et la glaneuse (2000), solo per citare alcuni esempi, alla base dei quali vi è sempre l’incontro, lo scambio con l’altro. 

 A proposito di JR, Agnès stessa spiega: 

“A ispirarlo è sempre l’idea del legame, è un artista molto amato. Gli interessa anche molto che la gente prenda coscienza della propria immagine, che la condivida con gli altri, del resto, è ciò che poi è divenuto l’identità del selfie. L’inviare una foto davanti alla Tour Eiffel ad esempio o ovunque ci si trovi, è la cultura della condivisione, mi faccio una foto e te la mando, condividere significa essere presenti, è certamente qualcosa di nuovo, di questi ultimi quindici anni”. 

Altrettanto significativa è la scelta dell'”ambientazione”. Dalla Provenza alle spiagge della Normandia, il viaggio di Agnès e JR è anche una ricognizione della Francia rurale alla scoperta o riscoperta di località isolate o persino abbandonate cui viene data nuova vita, e visibilità attraverso l’intervento artistico. 

Lontano dalle periferie urbane, spesso protagoniste nell’arte di JR, lo sguardo dei due si volge verso un altrove meno familiare che offre lo spunto per una riflessione sui rapporti tra persone e ambienti, tra arte e luoghi di fruizione di essa. 

A proposito della scelta di girare la campagna francese ecco uno stralcio della conversazione tra Agnès Varda, JR e Olivier Père ( direttore generale di Arte France Cinéma) avvenuta il 31 gennaio 2017: 

JR: È Agnès che ha voluto farmi uscire dalle città
AV: Sì, perché sei un artista urbano. E io amo la campagna. L’idea dei villaggi, ci è venuta molto presto. Ci sembrava il modo giusto per avvicinarci alle persone, ed è andata proprio così. Siamo partiti con il tuo furgone fotografico e magico. 
È lui l’attore del film, sempre in scena. 
JR: Lo uso da anni quel furgone, per tanti progetti. 
AV: Sì, ma questo era il nostro progetto, siamo partiti insiemeComunque nel nostro viaggio attraverso la Francia rurale abbiamo giocato a muoverci solo in furgone. Andando qua e là.

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