Dedicato alle ragazze che resistono 

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“Ha detto qualcuno in questi ultimi mesi che una catastrofe naturale è il sogno di un tiranno, perché attraverso la paura si può far passare qualsiasi legge e qualsiasi restrizione della libertà”.
Emanuela Rossi

 

Fiaba dark in forma di disaster movie con venature horror, Buio affronta temi quali la violenza di genere, l’abuso sui minori e la crisi ambientale conferendo una chiara valenza politica e sociale alla vicenda familiare narrata. 

Nel film c’è un dentro, le mura domestiche in cui le tre ragazze sono confinate, ed un fuori, un mondo pericolosissimo che lo spettatore, come le tre sorelle, conosce dapprima solamente attraverso il racconto angoscioso e artificioso del padre-padrone. 
Quest’ultimo, mosso da un apparente senso di protezione, si comporta a tutti gli effetti come un tiranno costringendo le figlie ad una reclusione forzata ma, a suo dire, necessaria. Loro, del resto, sono donne e, in quanto tali, troppo fragili per resistere a quel terribile “fuori”. 

La retorica, la religione, la narrazione sono gli strumenti che l’uomo utilizza per esercitare il pieno controllo sulle vite delle ragazze, così, proprio come un dittatore, egli costruisce un sistema perfetto basato sulla ritualità, sull’indottrinamento, sul rispetto di regole ferree, concedendo di tanto in tanto piccole preziose ricompense (la “festa dell’aria”, o un ballo serale ad esempio). 
In questo sistema perfetto ciò che sfugge al suo controllo è tuttavia la capacità e la volontà delle ragazze (soprattutto la più grande) di resistere, e di farlo dal “dentro” prima ancora di scoprire che è possibile anche fuori.
Una volta esplorato l’esterno, poi, di certo lo scenario non appare idilliaco:  il caldo è soffocante, le condizioni meteorologiche non sono delle migliori, il clima sta impazzendo, tuttavia nessuna donna sta bruciando agonizzante sotto i raggi di un sole malato. Il fuori è certamente una sfida ma una sfida che può essere colta “persino” da due adolescenti e una bambina. 

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