LES MISTONS
Sog.: da un racconto (1955) di Maurice Pons. Scen.: François Truffaut. F.: Jean Malige. M.: Cécile Decugis. Mus.: Maurice Leroux. Int.: Gérard Blein(Gérard), Bernadette Lafont (Bernadette), Michele François (narratore). Prod.: Les Films du Carrosse. DCP. D.: 18’. Bn.
Scheda Film
[gennaio 1958] Parigi, giovedì Caro vecchio Robert [Lachenay], […] presento Les Mistons, nella versione definitiva, martedì sera alle 18 agli Champs-Elysées. Spero che tu possa venire, porta pure chi vuoi; la sala è molto grande e preferirei che fosse piena, per avere un’atmosfera migliore. Rivette, Rohmer, Godard, Doniol, Bazin, ecc., amano smodatamente il film, in effetti piace di nuovo anche a me, quasi del tutto. La musica è stupenda, vedrai. Tra qualche giorno, il film sarà proiettato a Tours, fuori concorso, davanti a duemila persone. Ovviamente sono eccitatissimo, perché sta per suonare l’ora in cui saprò che partito prendere in un prossimo futuro: altri episodi, un gran film, o un bel tubo.
François Truffaut, Autoritratto, Einaudi, Torino 1989
Girato nel Sud, liberamente tratto da una novella letteraria compresa nella raccolta di Maurice Pons Virginales, e fin da allora prodotto dalla società ‘famigliare’ di Truffaut (Les Films du Carrosse) sotto la cui insegna apparirà la maggioranza delle sue opere, Les Mistons in poco più di un quarto d’ora rivela compiutamente il talento del cineasta. […] “Vi si beve come a una sorgente”, scriverà al giovane amico Henri-Pierre Roché, il vecchio autore di Jules e Jim. E anche Maurice Pons, il cui racconto il nuovo autore ha adattato alle proprie predilezioni, finirà per convincersi che il “tradimento”, effettuato per il passaggio dalla pagina allo schermo, era quello che ci voleva. È come se gli enfants terribles di Cocteau s’incontrassero e scontrassero con la sensualità emanante dalla natura dei Renoir padre e figlio. C’è già Truffaut nella “obiettività soggettiva” con cui guarda all’età difficile che questi manigoldi in mezzo al guado stanno attraversando, nella riprovazione per quel cinema francese che strumentalizza l’infanzia (il bersaglio è Cani perduti senza collare di Delannoy), oltre che nel senso di morte che pervade il finale.
Ugo Casiraghi, Vivement Truffaut!, a cura di Lorenzo Pellizzari, Lindau, Torino 2011