DUEL IN THE SUN

King Vidor

Sog.: dal romanzo omonimo (1944) di Niven Bush. Scen.: David O. Selznick. F.: Lee Garmes, Ray Rennahan, Harold Rosson. M.: Hal C. Kern, John D. Faure, William H. Ziegler. Scgf.: J. McMillan Johnson. Mus.: Dimitri Tiomkin. Int.: Jennifer Jones (Pearl Chavez), Joseph Cotten (Jesse McCanles), Gregory Peck (Lewt McCanles), Lionel Barrymore (senatore McCanles), Herbert Marshall (Scott Chavez), Lillian Gish (Laura Belle McCanles), Walter Huston (Jubal Crabbe), Charles Bickford (Sam Pierce), Butterfly McQueen (Vashti). Prod.: David O. Selznick per Vanguard Films. DCP. D.: 144’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A tutto quello che se n’era andato via col vento, Selznick e Vidor concedono un ultimo decadente tributo, un tragico ritorno di fiamma. Pearl Chavez è un “trauma culturale”, come scrisse Jean-Louis Comolli, frutto proibito di tempi confusi, figlia d’un disfatto dandy creolo e di un’indiana indomabile; il leone ferito Lionel Barrymore, ranchero texano che non vuole vedere la terra sfigurata dalla ferrovia, infine s’inchina alla bandiera “per cui ho combattuto”. Dunque stava dalla parte giusta, eppure oggi teme “i migranti, la politica e le tasse”, rabbiosi rancori, povere paure di sempre. C’è molta storia americana in Duel in the Sun, a partire dalla beffarda resilienza dello stereotipo razziale – e la schiavetta Butterfly McQueen, stessa ciarliera testa vuota che veniva presa a schiaffi da Scarlett O’Hara, ne è l’icastico suggello. Ma se siamo qui a parlarne con la reverenza dovuta a un mito, è perché questa è soprattutto una storia di corpi che bruciano, punto quasi inarrivabile dell’erotica hollywoodiana. Una storia di secretions magnifiques, lacrime, sudore, sangue, saliva e altre che non ci è consentito non immaginare (Vidor, che dovette lasciare la regia delle scene più calde a Selznick, ne era infastidito: “Le rividi al montaggio, mi fecero ridere”. Eppure quella dismisura della passione, anni dopo, la fece sua nel capolavoro Ruby fiore selvaggio). Perché è chiaro che qualsiasi donna con gli ormoni sotto controllo avrebbe preferito l’ironico avvocato Joseph Cotten a questo Gregory Peck di sorrisi lascivi e speroni danzanti, bullo, omicida e ‘semi- stupratore’ – parola che è in sé un controsenso, ma questo è esattamente ciò di cui qui si parla, e il pozzo buio che Jennifer Jones esplora sul filo teso tra il desiderio e la sua retorica, creatura surrealista e ipnotica. Duel in the Sun è un rizoma vivo, capace di riemergere a lunga distanza: una bella serie western edipica ed erotica come Yellowstone, dove il padre padrone marchia a fuoco le bestie ‘come fa con i figli’, ne è l’ultimo turgido germoglio. Ma noi torniamo all’originale, e facciamoci sommergere dalla musica inesorabile di Dimitri Tiomkin, dai tramonti d’inferno di Lee Garmes, nella bellezza del Technicolor restaurato.

Paola Cristalli

Copia proveniente da

Per concessione di Park Circus.
Restaurato in 4K nel 2024 da The Walt Disney Studios e The Film Foundation in collaborazione con George Eastman Museum e MoMA – The Museum of Modern Art presso i laboratori Cineric e Audio Mechanics, a partire dai negativi di separazione nitrato 35mm.