CAMP DE THIAROYE
Scen.: Ousmane Sembène, Thierno Faty Sow. F.: Ismail Lakhdar Hamina. M.: Kahena Attia. Mus.: Ismaila Lo. Int.: Ibrahim Sane (sergente capo Diatta), Jean-Daniel Simon (capitano Raymond), Marthe Mercadier (la proprietaria del ‘Coq hardi’), Sidiki Bakaba (Sijirii Bakara), Pays Ismaël Lô (il soldato che suona l’armonica), Casimir Zoba (un soldato congolese). Prod.: Enaproc, Films Domireew, Films Kajoor, Satpec, Société Nouvelle Pathé Cinéma. DCP. D.: 147’. Col.
Scheda Film
Questo restauro fa parte dell’African Film Heritage Project, creato da The Film Foundation’s World Cinema Project, FEPACI e UNESCO – in collaborazione con Cineteca di Bologna – a sostegno del restauro e della diffusione del cinema africano.
Molti film africani sono stati finanziati con fondi francesi, ma Camp de Thiaroye fa parte di una serie di titoli che i finanziatori e i produttori francesi hanno fatto di tutto per ostacolare. Per loro questi film erano sovversivi perché denunciavano la barbarie del colonialismo. Un Occidente che continuava a sbandierare la propria rivendicazione dei diritti dell’uomo non era in grado di tollerare film sul suo passato criminale. Ricordo al proposito che anche l’Italia postfascista e democratica ha censurato il grande film Il leone del deserto che denunciava i crimini dell’esercito del regime fascista in Libia. Il capolavoro del siriano Mustafa Akkad, prodotto dalla Libia, è stato distribuito in tutto il mondo ma vietato al pubblico italiano, che avrebbe dovuto essere il primo interessato. Ricordiamo anche che i produttori del Nord si sono rifiutati di finanziare Amok, un film contro l’apartheid girato dal marocchino Souheil Ben-Barka con un cast di attori straordinari, tra cui Miriam Makeba e Douta Seck. Il film ha potuto esistere solo grazie a una coproduzione interamente del Sud tra Marocco, Senegal e Guinea. Quando ha avuto successo nei festival mondiali, all’apice della lotta contro l’apartheid dell’African National Congress, un distributore svizzero razzista ne ha acquistato a caro prezzo i diritti di distribuzione esclusivi per tutto l’occidente, non per distribuirlo ma per bloccarlo completamente durante i dieci anni di durata del contratto.
Camp de Thiaroye di Sembène Ousmane e Thierno Faty Sow vede la luce grazie alla collaborazione di tre paesi del Sud, il Senegal, la Tunisia e l’Algeria, e a una troupe panafricana. La post-produzione è stata eseguita alla SATPEC (Société anonyme tunisienne de production et d’expansion cinématographique) in Tunisia. Terminato il film, nel 1988 il festival di Cannes lo rifiuta. Nel settembre dello stesso anno viene ammesso alla selezione ufficiale della Mostra di Venezia e riceve il premio speciale della giuria. Questo importante film panafricano sul dovere della memoria rende giustizia ai cosiddetti tirailleur senegalesi, in gran parte arruolati a forza nell’esercito francese per combattere contro i nazisti. Dopo grandi sacrifici e migliaia di morti per difendere la Francia, i tirailleur sopravvissuti sono stati umiliati e maltrattati dall’esercito francese, che invece di premiarli li ha bombardati e massacrati quando hanno rivendicato il loro diritto alla restante quota di indennità dopo il congedo.
Mohamed Challouf
Proiezioni
Restaurato in 4K nel 2024 da The Film Foundation’s World Cinema Project e Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, in collaborazione con il Ministero della Cultura tunisino e il Ministero della Cultura e della Comunicazione senegalese, con il sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation. Un ringraziamento speciale a Mohammed Challouf. Restaurato a partire dai negativi originali conservati presso il Ministero della Cultura tunisino.