IL DONO
Sog., Scen., M.: Michelangelo Frammartino. F.: Mario Miccoli. Scgf.: Giuseppe Briglia, Ferdinando Ritorto, Nicola Ritorto. Int.: Angelo Frammartino, Gabriella Maiolo, Valentino Audino, Pasquale Umbali, Romilda Macrì, Cesare Calipari, Maria Vozzo, Vincenzo Sangregorio, Francesco Frammartino, Angelina Alvino, Ilario Lucano. Prod.: Letizia Dradi per Santamira Produzioni, Coop. CA.RI. NA. DCP. Col.
Scheda Film
La macchina da presa cattura poco della realtà, o almeno così potrebbe pensare lo spettatore dopo aver visto il bel film di Michelangelo Frammartino. Il dono racconta con estrema economia di mezzi le storie incrociate di un vecchio e di una ragazza di cui non sappiamo nulla se non che vivono in un paesino calabrese, Caulonia.
Sarebbe però un errore limitarsi a questa constatazione. Sebbene azzardi, per sua stessa ammissione, raccontare una storia di superfici, il regista fa affiorare la verità dei luoghi: pur fermandosi per lo più sulle soglie delle case, riesce a penetrarne l’intimità.
Il paesino è lì. Simile a quello di Il vento ci porterà via di Kiarostami. Con la stessa apparente ostilità. Gli stessi cani che abbaiano. Gli stessi pendii. La stessa verticalità. E soprattutto lo stesso movimento che sottolinea qui una mela che rotola giù da una terrazza, là un pallone che ruzzola lungo le stradine scoscese. Frammartino osa, corre dei rischi per forzare ciò che resiste e ottenere ciò che per pigrizia tendiamo a dimenticare o a semplificare. Il tempo, per esempio. […] In questo caso sarebbe più corretto usare il plurale, perché il regista vuole filmare questi tempi che coesistono e che, anziché sottostare alla dittatura dell’azione, accompagnano i molteplici e minuscoli cambiamenti. Quello che Il dono mostra è la vita nei suoi diversi aspetti, ricondotta a gesti e colta nel suo spessore. […]
Si comprende allora la solitudine del vecchio che vede scomparire uno dopo l’altro i suoi animali e al quale, prima di lasciare questa terra, resta solo la preoccupazione per una vicina. Regalandole uno scooter, restituendole la libertà, riconosce di essere rimasto toccato. Il mistero (di un sentimento, di un gesto, di un paesaggio, di un film) trova a volte la sua bellezza coniugandosi con il dono. Come ricorda Frammartino (che ha scelto il titolo in omaggio a Derrida), il dono si oppone allo scambio perché non chiede nulla. […] È questo che unisce così profondamente la coppia, il mondo e questo cinema: un’assenza di concessione, il desiderio di dare senza attendere niente in cambio, una forma di elezione. Nessuna domanda. Nessuna risposta. Ma un invito – per la ragazza e per lo spettatore – a ricevere, e a proseguire il cammino.
Yannick Lemarié