HYUIL

Lee Man-hee

Scen.: Baek Gyeol. F.: Lee Seok-gi. M.: Hyeon Dong-chun. Scgf.: Jeong Su-gwan. Mus.: Jeon Jeong-geun. Int.: Shin Seong-il (Huh Wook), Jeon Ji-youn (Ji-youn), Kim Seong-ok (Ok-man), Kim Sun-cheol (Gyu-je). Prod.: Daehan Association Film Co.. DCP. D.: 74’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Seul. Inverno. Domenica. Un giovane dall’aria poco raccomandabile, una ragazza incinta e un pacchetto di sigarette. Da questa materia prima Lee Man-hee, il regista coreano più inventivo e visivamente originale degli anni Sessanta e Settanta, trae un piccolo capolavoro in bianco e nero.
In una carriera durata quindici anni Lee ha esplorato molti generi: il thriller, lo psicodramma hitchcockiano (Ma-ui Gyedan, La scala del diavolo, 1964), perfino il kimchi western (Soesaseul-eul Kkeuneola, Spezza la catena, 1971). L’ultimo film, Sampo-ganeun Gil (Una strada per Sampo, 1975), fu completato sul letto di morte. Era il suo personale omaggio a La strada, e con esso Lee Man-hee inventò praticamente da solo il road movie sudcoreano. In Hyuil coniuga la lezione del neorealismo italiano a una personalissima visione tragica del melodramma già messa in luce in film quali Manchu (Autunno inoltrato, 1966, da molto tempo perduto) e Gwiro (Ritorno a casa, 1967).
La nostra giovane coppia s’incontra nei ventosi parchi pubblici di Namsan, la grande collina a sud della capitale. Sotto, a Myeongdong, ci sono caffè che i due non possono permettersi di frequentare, cliniche in cui abortire e bar in cui smarrirsi nella propria anima. Sul quartiere si erge la torre della cattedrale di Myeongdong, indifferente alle piccole vite dei personaggi che incontriamo. Nel 1968 il film, con la sua visione troppo realistica della vita nella capitale, indignò la censura. Furono chieste delle modifiche. Lee e colleghi rischiarono molto rifiutandole. Così il titolo non fu nemmeno incluso nella sua filmografia ufficiale e scomparve dalla circolazione fino alla fortunata riscoperta nel 2005 ad opera del Korean Film Archive.
Huh Wook, l’imbroglione, è interpretato dal più celebre attore coreano, Shin Seong-il. Hyuil fu uno dei circa cinquanta film che girò nel 1968 – e questo spiega forse l’aria assonnata di Huh/Shin. All’epoca Shin era così impegnato che ci vollero due doppiatori per rimpiazzarlo: non aveva tempo per il paziente lavoro in sala di doppiaggio. Hyuil è stato presentato nel 2017 nell’ambito di una grande retrospettiva ospitata dal Korean Film Archive e dal Busan International Film Festival.

Mark Morris

Copia proveniente da

Restaurato in 2K nel 2017 da Korean Film Archive a partire dal negativo originale 35mm