FILM OHNE TITEL
Scen.: Helmut Käutner, Ellen Fechner, Rudolf Jugert. F.: Igor Oberberg. M.: Luise Dreyer-Sachsenberg, Wolfgang Wehrum. Scgf.: Robert Herlth, Gerhard Ladner, Max Seefelder. Mus.: Bernhard Eichhorn. Int.: Hans Söhnker (Martin Delius), Hildegard Knef (Christine Fleming), Irene von Meyendorff (Angelika Rösch), Willy Fritsch (se stesso), Fritz Odemar (l’autore), Peter Hamel (il regista), Erich Ponto (il signor Schichtholz), Carsta Löck (la signora Schichtholz), Annemarie Holtz (Viktoria Luise Winkler), Margarete Haagen (Emma, la governante). Prod.: Helmut Käutner per Camera-Filmproduktion GmbH. 35mm. D.: 99’. Bn.
Scheda Film
Come parlare del passato, del presente e del futuro? Che genere di film si può girare due o tre anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale? Andrà bene una commedia? E quale sarebbe la natura delle eventuali questioni trattate? Sorge poi spontanea la domanda: chi potrebbero o dovrebbero essere i protagonisti? Le storie d’amore sono sempre interessanti, naturalmente, soprattutto se contengono un elemento di antagonismo di classe come accade con i personaggi principali Martin (il borghese del momento Hans Söhnker) e Christine (la diva del ‘cinema delle macerie’ Hildegard Knef). La loro storia inizia durante la guerra e prende una brutta piega dopo la capitolazione del Reich, ma come continua se continua? Dunque, sì, Film ohne Titel è un film sulla realizzazione di un film, un film come il paese che la Germania dovrebbe diventare, per intenderci. Vale a dire che le discussioni che compongono gran parte del film sono effettivamente tentativi di ragionare sul tipo di stato che la nazione nascente dovrebbe diventare. Non ci sono qui riflessioni tormentate su stati gemelli antagonisti; o meglio, le lezioni del film sono applicabili in generale. Helmut Käutner era la forza trainante di Film ohne Titel, in qualità di produttore e di sceneggiatore; mentre al suo assistente di un tempo, Rudolf Jugert, venne data la possibilità di esibire tutto il suo mestiere di sconcertante versatilità: tra i principali registi dell’epoca era il solo a saper fare tutto con pari affidabilità, sebbene mai con autentica genialità. Uno dei tanti deliziosi spunti metacinematografici con cui Käutner e Jugert si dilettano vede il divo Willy Fritsch impersonare se stesso, possibile incarnazione della Germania del passato e del futuro. Forse non a caso, nel 1949 Willy Fritsch interpreterà il tedesco medio della prima metà del Ventesimo secolo in Herrliche Zeiten di Erik Ode.
Olaf Möller