KULISY ĖKRANA

Georgij Azagarov (?), Aleksandr Volkov (?)

. Scen.: Georgij Azagarov, Aleksandr Volkov. F.: Nikolaj Toporkov. Int.: Ivan Mozžuchin (Mozžuchin, attore cinematografico), Natal’ja Lisenko (Lisenko, attrice), Nikolaj Panov (capo degli studios), Lirskij (Lirskii, attore cinematografico), Iona Talanov, Andrej Brej. Prod.: Iosif Ermol’ev 35mm. L.: 235 m (frammento). D.: 11’ a 18 f/s. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Kulisy ėkrana è uno di quei frammenti intriganti che lasciano intuire un capolavoro e spingono a domandarsi se la parte restante verrà mai ritrovata.
Del film sappiamo molto poco, praticamente non esistono recensioni né una sola testimonianza sulla sua lavorazione. Di fatto non sappiamo neanche con certezza chi lo abbia diretto. Le poche fonti relativamente affidabili suggeriscono due nomi, entrambi piuttosto insignificanti nel cinema russo prerivoluzionario, entrambi importanti per la cinematografia russa dell’esilio. Georgij Azagarov, che fece carriera in Germania, è noto soprattutto per il suo ultimo film muto, il dramma carcerario oggi perduto Revolte im Erziehungshaus (1930). Aleksandr Volkov divenne un regista di spicco in Francia realizzando film ambiziosi ed eccentrici come La Maison du mystère (1921), Kean (1924) e Casanova (1927), tutti e tre interpretati da Ivan Mozžuchin. Azagarov e Volkov si formarono entrambi con Jakov Protazanov, per il quale lavorarono come attori e assistenti alla regia. Ed è infatti l’impronta di Protazanov che si intuisce in Kulisy ėkrana: la sua curiosità per la psicologia umana, il suo occhio per i dettagli, la sua amara ironia.
Ivan Mozžuchin interpreta… Ivan Mozžuchin, grande divo del cinema, la cui carriera è compromessa dalla perdita di un braccio in un incidente. Gli offrono un nuovo lavoro come regista, ma sua moglie intreccia una relazione con il capo degli studios. Il marito umiliato rinuncia alla carriera e si dà al vagabondaggio. Quando la moglie perseguitata dai sensi di colpa lo trova, l’uomo ha ormai toccato il fondo e si suicida.
La trama intricata chiusa da un finale tragico era tipica del primo cinema russo. È dunque possibile che il film completo fosse piuttosto convenzionale. Ma l’unico rullo superstite suggerisce qualcosa di completamente diverso. In questo rullo Mozžuchin, che ha fatto ritorno negli studios e ha trovato il proprio camerino occupato da un altro attore, si mette a sfogliare alcune vecchie fotografie che lo ritraggono. In questo frammento non ci sono né punti di ripresa angolati, né conflitti drammatici. Il racconto si fonda principalmente sui primi piani di volti e di oggetti. La recitazione di Mozžuchin non è mai stata così penetrante.
La sensazione d’autenticità è forte. Le fotografie osservate con tanta attenzione da Mozžuchin sono davvero foto di scena dei suoi film più celebri, Pikovaja Dama (La dama di picche, 1916) e Satana likujuščij (Satana trionfante, 1917). La moglie è interpretata da Natal’ja Lisenko, moglie di Mozžuchin nella vita reale, e si chiama naturalmente Natal’ja Lisenko. Nel 1917 Mozžuchin era ormai senz’ombra di dubbio il divo più famoso del cinema russo. E di solito le donne non lo lasciavano, semmai viceversa. Forse questo film pseudo-autobiografico era un modo masochistico di esprimere i problemi e le incertezze dell’anno più instabile della storia russa?

Peter Bagrov

Copia proveniente da