MARIUS

Alexander Korda

Supervisione alla regia: Marcel Pagnol · Sog.: dalla pièce omonima di Marcel Pagnol. Scen.: Marcel Pagnol. F.: Ted Pahle. M.: Roger Spiri-Mercanton. Scgf.: Alfred Junge, Zoltán Korda. Mus.: Francis Gromon. Int.: Raimu (César), Pierre Fresnay (Marius), Fernand Charpin (Panisse), Orane Demazis (Fanny), Alida Rouffe (Honorine), Alexandre Mihalesco (Piquoiseau), Paul Dullac (Escartefigue), Robert Vattier (Monsieur Brun), Édouard Delmont (Le Goëlec), Marcel Maupi (Innocent Mangiapan). Prod.: Les Films Marcel Pagnol ·DCP. D.: 127’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il colpo di genio di Pagnol è stato di creare dei personaggi che non esistono soltanto per la durata di una commedia o di un film, ma oltre. Dei personaggi ‘aperti’, di cui si vorranno conoscere i precedenti, prevedere il futuro. (E questo basterebbe già a giustificare la necessità di un ‘seguito’). Questi personaggi hanno conosciuto e conoscono ancora una tale popolarità che ci limiteremo ad evocarli a grandi linee. Prima di tutto, naturalmente, c’è quello che presiede ai destini del Bar de la Marine, César, il patriarca dall’umore litigioso e dal cuore fiero, burbero, intoccabile, prestigioso, una delle più gloriose immagini del padre, chiave di volta dell’universo di Pagnol. Di Marius si potrebbe dire egualmente che è il figlio allo stato puro: sognatore, instabile, che porta in fondo al cuore questa ‘voglia di lontananza’ che hanno tutti i giovani di vent’anni. E poi c’è Fanny, con la sua cesta di conchiglie e il suo cappello di paglia sfrangiata, espressione di una sensualità robusta, elementare, un po’ fuori moda; al suo fianco la madre e la zia che si completano armoniosamente, l’esplosiva Honorine e l’indulgente Claudine, senza dimenticare quella Zoë di cui si parla tanto senza vederla mai e che serve a dar risalto a tutta la famiglia; Panisse, un’altra faccia dell’umanesimo e della lealtà a tutta prova, non sprovvisto di un sentimentalismo un po’ vistoso, buon san Bernardo che protegge la vedova e l’orfano; e alla fine le comparse, Escartefigue, M. Brun, Le Goëlec, Piquoiseau, clienti, cornuti, confidenti, sfruttatori, che compongono nell’insieme una mini-commedia umana su scala della città francese, per non dire – con Césariot, ultimo nato e un po’ in disparte dai suoi pari – una vera dinastia.
Dinastia è la parola giusta. È un caso che Pagnol giochi un po’ beffardamente su vari piani? Appoggiandosi a dei cliché regionalisti già collaudati (le frottole di Marius, il nome di Fanny legate a un pegno licenzioso del gioco delle bocce) affibbia ai suoi eroi nomi illustri. La mitologia del mezzogiorno della Francia è esaltata dal riferimento alla latinità; seguendo l’etnologia dei luoghi, le piccole storie del Vieux Port sono inglobate nella grande Storia! Ecco superato lo scoglio tanto paventato: l’opera, sotto le apparenze della commedia, prende un’aria altera, una nobiltà che le conferiscono alcuni equivoci inseriti abilmente.

Claude Beylie, Marius, in I film di Marcel Pagnol, a cura di Pierre Baudry ed Enzo Ungari, La Biennale di Venezia, Venezia 1979.

 

Copia proveniente da

Grazie al contributo di

Restaurato nel 2015 da Compagnie Méditerranéenne de Films – MPC e Cinémathèque française, con il sostegno di CNC, Franco-American Cultural Fund (DGA-MPA-SACEM-WGAW), Arte France, Archives Audiovisuelles de Monaco e la partecipazione di Sogeda Monaco. Restauro eseguito presso Digimage con la supervisione di Nicolas Pagnol e Hervé Pichard. Color grading del direttore della fotografia Guillaume Schiffman.