The Birds, dal libro al film
Già due volte, prima di Gli uccelli, Hitchcock aveva attinto alle opere di Daphne Du Maurier, scrittrice, drammaturga e poetessa inglese, per i film La taverna della Giamaica ed il più noto Rebecca – La prima moglie. Nel caso del film Gli uccelli il punto di partenza è l’omonimo racconto contenuto nella raccolta Il melo (questo era il titolo originale). L’idea, all’epoca dell’acquisto dei diritti, era di farne un film per la televisione, tuttavia un articolo apparso sul quotidiano Santa Cruz Sentinel nel 1961 e riferito a una strana invasione di uccelli in città, diede al maestro del brivido un nuovo spunto intorno al quale costruire un lungometraggio. In collaborazione con lo sceneggiatore Evan Hunter, Hitch ideò la sceneggiatura mantenendo solo pochi elementi del racconto e trasformandone profondamente altri, a partire dalla riscrittura dei personaggi.
I protagonisti del racconto sono i componenti della famiglia Hocken, marito, moglie e due figli impegnati a fronteggiare l’attacco degli uccelli barricandosi nella loro fattoria in riva al mare, nella cupa ed invernale Cornovaglia.
Il senso di impotenza di fronte all’inesplicabile, l’angoscia, l’atmosfera cupa dell’ambientazione, seppur trasferita dalla Cornovaglia al nord della California, sono elementi che Hitchcock conserva, come pure – fa notare Bill Krohn – il ritmo dettato dal comportamento degli uccelli: “attacco, ritirata, raggruppamento per un nuovo attacco”.
La scelta del finale aperto e l’assenza di una spiegazione univoca al fenomeno dell’attacco dal cielo rappresentano i principali punti di contatto tra racconto e film.
Il racconto della Du Maurier suggerisce alcune possibili risposte affidandole alle opinioni dei suoi personaggi. In un passaggio del racconto la fattrice vicina di casa si rivolge a Nat Hocken chiedendo: “Mi sa dire da dove arriva questo freddo? Dalla Russia?”, e suo marito: “In città la gente dice che è un colpo dei russi. I russi hanno avvelenato gli uccelli”.
In fase di scrittura Hitchcock fu combattuto su cosa fare, e più volte la questione fu discussa con i suoi collaboratori: a proposito della prima versione della sceneggiatura il regista scrisse ad Hunter, lo sceneggiatore: “Sono sicuro che la gente, in particolare gli imbecilli, continuerà a chiederci: «Ma perché gli uccelli fanno così?»”.
Alla fine la decisione fu di affrancarsi dall’onere di un spiegazione plausibile lasciando agli spettatori e ai personaggi stessi uguale opportunità di formulazione di ipotesi.