26/06/2025

Terry Gilliam al Cinema Ritrovato: ‘Brazil’, dietro le quinte di una distopia creativa

Mercoledì 25 giugno al Modernissimo Lezione di Cinema con Terry Gilliam.

Dopo il successo della proiezione in Piazza Maggiore per il 40° anniversario di Brazil, Terry Gilliam dialoga con Gian Luca Farinelli per ripercorrere la genesi e le tribolazioni produttive del film che lo ha consacrato maestro del visionario e dell’assurdo. “Non ho mai studiato per diventare regista. Ho deciso di partire direttamente dal vertice e inserire il mio nome dopo regia di:”, esordisce ironicamente Gilliam. Brazil nasce in un momento storico travagliato, all’epoca di Tatcher e Reagan e del terrorismo dilagante in tutta Europa. Ma le ispirazioni del film spaziano ben oltre l’attualità: vanno dall’epoca della caccia alle streghe – quando bisognava pagare persino per il tempo speso in prigione – a Metropolis e all’espressionismo tedesco in generale. Nonostante le molte similitudini col romanzo, Gilliam rivela di non aver letto 1984 di Orwell prima di Brazil e attribuisce eventuali punti di contatto a un comune “zeitgeist”.

È su una spiaggia di Port Abbott, però, che l’idea inizia a prendere forma, quando Gilliam ascolta la canzone Aquarela do Brazil. Parlando del casting, Gilliam confessa che la prima scelta per il ruolo del protagonista fu Tom Cruise, poi scartato grazie, dice, a persone che avevano a cuore i suoi interessi. La parte andò a Jonathan Pryce, affiancato da un cast d’eccezione. “L’unica attrice con cui ho fatto fatica a lavorare fu la figlia di Michael Palin nel film… che in realtà è mia figlia Holly”, ricorda il regista ridendo.

Il primo montaggio del film superava le tre ore e un quarto, sforando il budget di cinque milioni di dollari. “Abbiamo dovuto iniziare a strappare pagine della sceneggiatura”, ammette. La versione restaurata presenta una scena letteralmente “tagliata via” dallo stesso Gilliam prima della premiere di Londra. “Ero convinto che ne andasse della le sorti del film. Quando Criterion ha restaurato la pellicola abbiamo ripristinato la scena tagliata. Non è cambiato niente”, ironizza Gilliam.

La distribuzione negli Stati Uniti fu piuttosto travagliata, vista l’animosità tra il regista e l’allora capo di Universal, Sid Sheinberg. Per aggirare l’impasse, il regista organizzò proiezioni clandestine oltre il confine, a Tijuana, e acquistò una pagina su Variety per un appello pubblico: “Caro Sid Sheinberg, quando ha intenzione di distribuire il mio film Brazil? Firmato, Terry Gilliam”.

Incalzato sulla possibilità di un sequel che sveli Trump come capo del Ministero dell’Informazione del film, Gillian ribatte: “Trump ha tolto la possibilità di fare satira al cinema. Voglio dire, quando hai a che fare con un pagliaccio, è impossibile essere più divertenti”.