Nel novembre 1922 una squadra di scavo guidata dall’archeologo britannico Howard Carter scoprì nella Valle dei Re, in Egitto, la tomba di Tutankhamon, faraone della XVIII dinastia. L’aspetto ancor oggi significativo di quella scoperta è che, diversamente da altre tombe reali dell’antico Egitto, depredate dei loro tesori molto prima che gli archeologi le scoprissero, quella di Tutankhamon era intatta.
Negli anni Venti l’egittomania non era una novità. In effetti il termine può essere fatto risalire agli inizi dell’Ottocento. Anche al cinema abbondano esempi precedenti il 1923 che riflettono la passione occidentale per la cultura dell’antico Egitto. Basti pensare a Theda Bara che interpreta una Cleopatra oggi quasi mitica nell’omonimo film americano (in gran parte) perduto del 1917, o la prima non-commedia di Ernst Lubitsch Die Augen der Mumie Ma (Gli occhi della mummia), realizzata in Germania l’anno successivo.
La scoperta della tomba di Tutankhamon scatenò tuttavia una nuova ondata di egittomania (o Tutmania), che vide i turisti occidentali, tra cui alcune personalità di spicco, accorrere in Egitto spinti dalla curiosità per la tomba e altri monumenti (come illustra il cortometraggio documentario sulla visita del futuro re belga Leopoldo III alla Grande piramide di Giza).
Manco a dirlo, il cinema e gli altri media non tardarono ad approfittare della Tutmania. Questo programma comprende tre primi esempi che celebrano ma anche mettono in ridicolo la famosa scoperta (e l’egittomania nel suo complesso) in vari modi. Nella commedia americana non (ancora) identificata [Jack momie égyptienne] un ricco occidentale ottiene più di quanto si aspettasse acquistando un sarcofago durante un viaggio in Egitto. Il breve cortometraggio d’animazione francese La Roman de la momie segue un gruppo di egittologi alla ricerca della mummia di ‘Tout-Tut-Amun’, ma è la mummia a trovare loro. La commedia di produzione austriaca Tutankhamen, di Raymond Frau, reimmagina invece la storica scoperta come una frenetica farsa di proporzioni adeguatamente epocali.

Oliver Hanley