I titoli di testa più memorabili della storia del cinema

Toro Scatenato si apre con una sequenza, su cui scorrono i titoli di testa, che è già di per se un capolavoro di stile e una chiara dichiarazione di intenti.

Lo schermo è ancora nero quando iniziano ad echeggiare, pianissimo, le note dell’intermezzo della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, opera che tratta d’amore, gelosia, onore, colpa, punizione.

Pochi istanti ed ecco apparire l’immagine in rigoroso bianco e nero di un ring avvolto da una fitta nebbia in cui appaiono distinguibili solamente le cinque corde grigio-nere che ne delimitano due lati e sulla sinistra la figura scura di Jake LaMotta con indosso l’accappatoio maculato, in testa il cappuccio (la sequenza qui a fianco proviene dal sito Art of the Title). Un’immagine quasi straniante in cui il campione dei pesi medi, in procinto di disputare un combattimento, smebra essere completamente solo, intento a movimenti di riscaldamento che, ripresi in ralenti, sembrano piuttosto i passi di una solenne coreografia. Il pubblico c’è ma è invisibile, la presenza testimoniata solamente da qualche flash di macchina fotografica che appare nella nebbia. Unica nota di colore, rosso intenso, il titolo RagingBull appare tra una corda e l’altra del ring.

In seguito, durante gli incontri di boxe che si avvicenderanno nel film, lo spettatore sarà sempre chiamato a salire sul ring, ad assistere da vicino alle scazzottate secondo la precisa volontà registica di riprendere i combattimenti dall’interno, tuttavia nei titoli di testa chi guarda viene lasciato all’esterno, quel tanto che basta per cogliere la chiave di lettura dell’intero film.

E la chiave è Jake stesso, è lui l’artefice del proprio destino, è lui, in qualche modo, il regista del proprio show. Non è un caso, quindi, che le corde del ring assumano qui le sembianze di un pentagramma e la figura di Jake, posizionato sulla sinistra, quelle di una chiave di violino.

p

Ritorna all’articolo