Progetto Keaton 2015

Programma a cura di Cecilia Cenciarelli

 

Nel settembre del 1949 la rivista “Life” pubblicò Comedy’s Greatest Era, forse l’articolo più celebre di James Agee. A metà tra l’inchiesta e il racconto lirico Agee celebrava quattro maestri del cinema comico muto – Lloyd, Langdon, Keaton e Chaplin – ricordando all’America l’unicità di un’arte che stava già cadendo nell’oblio.
In particolare il ritratto di Buster Keaton segnava la prima rivalutazione critica della sua arte dalla fine degli anni d’oro del muto, cogliendone magnificamente l’essenza: “Per stile e natura era il più profondamente ‘muto’ dei comici muti, tanto che anche un sorriso era in lui assordante e stonato quanto un grido. In un certo senso i suoi film sono una sorta di ‘trascendente numero da giocoliere’ in cui a librarsi sembra essere l’intero universo, sospeso in un meraviglioso movimento, che trova come unico punto di quiete il volto indifferente e impassibile del giocoliere”. L’autorevole articolo di Agee innescò un processo di riabilitazione artistica e contribuì a far rinascere l’interesse per i capolavori di Keaton, all’epoca praticamente introvabili.
All’inizio degli anni Cinquanta, grazie al sodalizio con Raymond Rohauer, i film di Keaton tornarono sul grande schermo. Con sua grande costernazione Keaton non ne possedeva i diritti, ma aveva conservato alcune rare copie che furono poi trasferite su pellicola safety. Svariati altri film ‘perduti’ furono ritrovati da James Mason che aveva acquistato ‘villa italiana’, la residenza hollywoodiana di Keaton.
Come molti collezionisti e distributori dell’epoca, Rohauer aveva l’abitudine di modificare il montaggio o sostituire i cartelli originali dei film per rivendicare un diritto sui materiali e così riscuotere un noleggio e, potremmo aggiungere oggi, rendere la vita dei restauratori ‘più interessante’. Per questo motivo e non solo il restauro dei corto e lungometraggi realizzati da Keaton tra il 1920 e il 1928 richiederà innanzitutto uno studio approfondito e una comparazione dei moltissimi elementi esistenti.
In questo senso siamo debitori nei confronti degli storici del cinema e dei pionieri del restauro, Kevin Brownlow in primis, che ci hanno aperto la strada ricordandoci che il restauro non può essere solo una questione di capacità tecnica ma deve necessariamente comportare una profonda comprensione del cinema e delle sue dinamiche interne. L’opera di Keaton è una delle più straordinarie esplorazioni del cinema in quanto tale: “Mentre altri, come Chaplin, usavano i film per rimandare a se stessi, Keaton si muoveva nella direzione opposta: rimandando al film in quanto tale – scrive Walter Kerr – Per lui il cinema era cinema, e il cinema muto era muto. Tutte le peculiarità del personaggio – costumi, movenze, psicologia – non dovevano prescindere da questi due assiomi”.

Cecilia Cenciarelli