Come ho imparato ad amare la bomba

L’agosto del 1945 segna una frattura permanente tra “l’era atomica” e un’epoca che si è chiusa per sempre. Il cinema reagì all’evento in modo spettacolare, indiretto ed evasivo, a più riprese e in vari Paesi. Soltanto negli Stati Uniti, secondo Jerome Shapiro (Atomic Bomb Cinema), tra il 1945 e il 1999 i “film sulla bomba” equivalgono al quattro per cento della produzione cinematografica annuale (con cinque o sei film all’anno negli anni Quaranta, qualcuno in più nei Cinquanta e un buon numero negli anni Sessanta e Ottanta). Basta questo a mettere in dubbio l’idea ricorrente che le persone tendano a ignorare l’esistenza della bomba: anche se la maggior parte di questo “sottogenere” è spazzatura, la fantasia popolare affronta chiaramente le proprie paure più profonde in modo rivelatore.

La nostra sezione, ovviamente troppo esigua per rispecchiare l’autentica portata del “cinema sulla bomba atomica”, comprende due titoli americani: una riflessione sull’ingenua e male indirizzata innocenza del periodo immediatamente successivo allo shock causato dalla bomba (The Beginning or the End di Norman Taurog, del 1947) e un film di fantascienza che rispecchia l’atteggiamento mentale della Guerra Fredda, Them! di Gordon Douglas, del 1954. Kampen om tungtvannet (1948), straordinario film norvegese codiretto da Titus Vibe-Müller e Jean Dréville, propone invece una visione antieroica e polifonica della situazione storica. Ma i film realmente inquietanti – quelli che danno l’impressione di emergere dal vissuto dell’esperienza stessa – sono giapponesi. Kaneto Shindo, regista del potente Children of Hiroshima, era cresciuto in quella città. l’ultimo titolo è il meno conosciuto: Hiroshima-Nagasaki, August 1945, il celebre cortometraggio documentario di Akira Iwasaki immediatamente proibito a causa della potenza accusatoria dei suoi espliciti orrori e quindi destinato a rimanere nell’ombra. Un altro film che tratta in modo originale dell’argomento è Good Times, Wonderful Times di Lionel Rogosin.

Peter von Bagh