Wild Girl

Raoul Walsh

T. it.: Ragazza selvaggia. Sog.: dal racconto Salomy Jane’s Kiss di Bret Harte e dal dramma Salomy Jane di Paul Armstrong. Scen.: Doris Anderson, Edwin Justus Mayer. F.: Norbert Brodine. Mo.: Jack Murray. Scgf.: Joseph C. Wright. Mu.: Louis De Francesco. Int.: Charles Farrell (Billy), Joan Bennett (Salomy Jane), Ralph Bellamy (Jack Marbury), Eugene Pallette (Yuba Bill), Irving Pichel (Rufe Waters), Minna Gombell (Millie), Willard Robertson (Red Pete), Sarah Padden (Lize), Morgan Wallace (Baldwin), James Durkin (Madison Clay). Prod.: Fox Film Corporation 35mm. D.: 80’. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’unico western di Walsh tra The Big Trail (1930) e Dark Command (1940) è una riscoperta significativa, un’affettuosa pa­rodia dei western muti girati dallo stesso Walsh alla Mutual (tutti perduti) che ruota attorno a una storia d’amore ritratta con dolcezza e sincerità. Tratto da un’opera teatrale del 1907 spesso portata sullo schermo, Salomy Jane (una bella versione del 1914, diretta da Lucius Henderson e William Nigh, è stata inclusa nel recente cofanetto DVD della National Film Pre­servation Foundation, The West: 1898-1938), Wild Girl inizia con i personaggi che si presentano al pubblico come se fossero maschere della commedia dell’ar­te: Joan Bennett è il maschiaccio Salomy Jane, Charles Farrell l’affascinante sco­nosciuto appena giunto in città e Ralph Bellamy il giocatore d’azzardo moralmen­te ambiguo. Tra gli alberi giganteschi e le prospettive vertiginose del Sequoia Natio­nal Park, nella parte centrale della Cali­fornia, Walsh costruisce un West insolito, diverso dai paesaggi desertici della tradi­zione cinematografica: è una terra fertile, lussureggiante, affollata quasi quanto la New York di Me and My Gal. Come in The Yellow Ticket, Walsh continua a sperimen­tare le possibilità espressive della compo­sizione in profondità – invece di inserire un piano d’ascolto, per sottolineare una reazione preferisce spostare l’attenzione su un attore sullo sfondo – con sequenze nel saloon che sembrano quasi tridimen­sionali grazie all’attenta organizzazione spaziale delle azioni, e vedute della val­lata che nella loro composizione verticale appaiono vertiginose quanto le immagini orizzontali di Big Trail. Walsh sarebbe tor­nato a paesaggi simili nel 1941 con High Sierra.
(Dave Kehr)

 

Copia proveniente da

Restaurato nel 2012 dal negativo tratto nel 1973 da una copia nitrato, con nuova scansione della colonna sonora