VARIETÉ

Ewald André Dupont

Sog.: dal romanzo Der Eid des Stephan Huller di Felix Holländer. Scen.: Ewald André Dupont. F.: Karl Freund, Carl Hoffmann. Scgf.: Oscar Friedrich Werndorff. Mus.: Ernö Rapée. Int.: Emil Jannings (‘Boss’ Huller), Lya de Putti (Berta-Marie), Warwick Ward (Artinelli), Maly Delschaft (la moglie di Boss Huller), Kurt Gerron (lo scaricatore di porto), Georg John (il marinaio), Georg Baselt (impresario del varietà), Charles Lincoln (l’artista spagnolo), Alice Hechy (l’attrice). Prod.: Universum-Film AG (UFA) ·DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Varieté è tratto da Der Eid des Stephan Huller (1912), romanzo sensazionalistico e perfetto esempio del gusto kitsch d’inizio secolo. Negli anni successivi alla pubblicazione era stato portato sullo schermo per ben due volte, ma negli anni Venti questo genere di letteratura era ormai caduto in un misericordioso oblio. Il film del 1925 di Ewald André Dupont, che prende ancora spunto dal romanzo, è una tra le più importanti opere cinematografiche dell’epoca di Weimar. Il suo successo internazionale, che per Dupont rappresentò il biglietto d’ingresso a Hollywood, era dovuto di certo al persistente fascino del melodrammatico triangolo amoroso tra acrobati su cui si incentra la trama. Ma l’importanza del film dal punto di vista della storia del cinema e l’attrattiva che ancora esercita sul pubblico hanno ragioni diverse: la finezza registica, la traduzione sistematica dell’intreccio nel linguaggio muto dei gesti e delle espressioni e l’impiego virtuosistico della macchina da presa che comunica il tumulto dei sentimenti sotto forma di immagini sensuali e di vertigini visive.
Narrata dal punto di vista di un uomo condannato per omicidio, la trama è un lungo flashback sul conflitto tra trapezisti, alimentato dalla gelosia, che raggiunge l’apice della suspense in sequenze girate ad altezze da capogiro. Ma l’inevitabile svolta tragica non avviene davanti al pubblico sotto il soffitto stellato del teatro Berlin Wintergarten, bensì in una stanza d’albergo dove l’amante tradito Boss (Emil Jannings) e Artinelli (Warwick Ward) si contendono la bella Berta-Marie (Lya de Putti). In un film che trabocca di un’intrigante appariscenza che accende la curiosità del pubblico come null’altro, di una cascata di effetti innovativi, di suggestivi accessori di scena, di esibizioni artistiche, di gesti e sguardi erotici, l’omicidio elude lo sguardo e la curiosità del pubblico del varietà: i due uomini continuano a lottare sul pavimento mentre la macchina da presa, libera per tutto il resto del film, rimane fissa. Lo spettatore vede solo un braccio che si affloscia e lascia cadere un coltello, prima che la figura corpulenta del vittorioso Boss si erga sul rivale ucciso. L’ellissi segnala non tanto un atto soggettivo di rimozione nella mente dell’omicida, quanto un momento di riflessione morale all’interno del dramma che ha tenuto avvinto lo spettatore fino a quel momento.

Michael Wedel

Copia proveniente da

Restaurato nel 2014-2015 da Friedrich Wilhelm Murnau Foundation in collaborazione con Filmarchive Austria di Vienna da una copia nitrato ridotta per il mercato statunitense fornita da Library of Congress. Le didascalie tedesche e le scene mancanti derivano da una copia nitrato del Filmarchiv Austria. Alcune scene sono state ricavate da un duplicato positivo del Filmmuseum Munich e da un controtipo del Museum of Modern Art di New York. Le didascalie mancanti sono state ricostruite grazie al visto di censura e alle informazioni tipografiche delle didascalie della copia viennese. Il restauro digitale in 2K è stato realizzato dal Filmarchiv Austria.