THE HEART OF WETONA

Sidney A. Franklin

Sog.: dalla pièce omonima di George Scarborough. Scen.: Mary Murillo. F.: David Abel. Int.: Norma Talmadge (Wetona), Fred Huntley (il capo tribù Quannah), Thomas Meighan (John Hardin), Gladden James (Tony Wells), Fred Turner (il pastore David Wells), Princess Uwane Yea (Nauma), Charles Edler (il comanche Jack), White Eagle (Nipo), Black Wolf (Passequa), Black Lizard (Eagle). Prod.: Joseph M. Schenck per Norma Talmadge Film Corporation · 35mm. L.: 1990 m. D.: 87’ a 20 f/s. Bn. Didascalie inglesi

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Tratto dal successo teatrale di George Scarborough, The Heart of Wetona è un film ingegnosamente confezionato su misura per Norma Talmadge. L’attrice interpreta una mezzosangue, Wetona, la cui tribù dei Piedi Neri vive in una riserva sotto la sorveglianza del rappresentante del governo John Hardin. Wetona è innamorata di un bianco smidollato e sposa Hardin per proteggere l’identità dell’amato dalla vendetta di suo padre, il pellerossa Quannah (una vendetta peraltro ipocrita, dato che la madre di Wetona è bianca). I dilemmi morali di Wetona sono ben gestiti nella sceneggiatura molto professionale di Mary Murillo in questa tipica produzione di qualità per una Norma Talmadge vicina all’apice della fama. Murillo iniziò a lavorare per la società di produzione della Talmadge nel 1917 e scrisse per lei The Secret of the Storm Country (1917), Her Only Way (1918), The Forbidden City (1918), Yes or No (1920), The Passion Flower (1921) e The Sign on the Door (1921). Heart of Wetona fu il suo primo film dopo la nomina a capo-sceneggiatrice. Se le tensioni intriganti che paiono sul punto di imporsi sono lasciate cadere a favore di un prevedibile scontro finale tra bianchi e indiani, l’insolita ambientazione (una riserva indiana, con veri Comanche) e alcune magnifiche scene in esterni fanno del film un vero piacere per gli occhi. Con un po’ di fantasia, l’incrocio tra la tematica razziale e alcune inquadrature che dagli interni si aprono su esterni assolati in un paio di occasioni potrebbe far pensare a Sentieri selvaggi.

Luke McKernan

Copia proveniente da