SOLDATY

Aleksandr Ivanov

Sog.: dal romanzo Nelle trincee di Stalingrado di Viktor Nekrasov. Scen.: Viktor Nekrasov. F.: Vjačeslav Fastovič. Scgf.: Nikolaj Suvorov. Mus.: Oleg Karavajčuk. Int.: Vsevolod Safonov (Keržencev), Tamara Loginova (Ljusja), Leonid Kmit (Čumak), Innokentij Smoktunovskij (Farber), Nikolaj Pogodin (Karnauchov), Ljudmila Markelija (Marusja), Juri Solov’ëv (Valega), Vladislav Koval’kov (Sedych), Michail Ladygin (Borodin), Evgenij Teterin (Georgij Akimovič). Prod.: Lenfilm. 35mm. D.: 106’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il romanzo di Viktor Nekrasov sulla battaglia di Stalingrado era un’opera impegnativa con cui misurarsi: pubblicato a puntate con il titolo Stalingrad (“Znamja”, n. 8-10, 1946) e subito lodato per l’inflessibile realismo con cui ritraeva la battaglia più decisiva della Seconda guerra mondiale, un anno dopo fu pubblicato in volume con il titolo V okopach Stalingrada (Nelle trincee di Stalingrado, 1947), perché a quel punto il solo nome della città voleva già dire troppe cose. Ci vollero dieci anni prima che la storia di morte e sofferenza di Nekrasov potesse essere adattata per il cinema, con un titolo ancora diverso, Soldaty, perfino più generico di Stalingrad. Sarebbe interessante sapere se Aleksandr Ivanov conoscesse già il romanzo di Nekrasov quando diresse Zvezda (La stella, 1949), che narrava le imprese tutt’altro che eroiche di una squadra di ricognizione e fu immediatamente archiviato dalla censura per poi essere distribuito pochi mesi dopo la morte di Stalin e diventare il primo grande film bellico del Disgelo; la pacata modestia unita all’interesse per i dettagli della vita dei soldati, per non dire della cupa sensazione di un destino incombente e inesorabile, sono i tratti che accomunano queste opere. Ivanov tentò certamente di fare giustizia a Nekrasov, pur prendendosi delle libertà: Stalin è più o meno assente, e lo è anche la disastrosa battaglia di Charkov che con la sua atmosfera tragica prefigura gli orrori che seguiranno; di suo Ivanov ci mette il lirismo meravigliosamente maschile presente in tanti film di guerra del Disgelo, che pure non attutisce mai la ferocia e il dolore che costituiscono il nucleo dell’opera.

Olaf Möller

Copia proveniente da