Pursued

Raoul Walsh

T. it.: Notte senza fine. Scen.: Niven Busch. F.: James Wong Howe. Mo.: Christian Nyby. Scgf.: Ted Smith. Mu.: Max Steiner. Su.: Francis J. Scheid. Int.: Teresa Wright (Thor Callum), Robert Mitchum (Jeb Rand), Judith Anderson (Medora Callum), Dean Jagger (Grant Callum), Alan Hale (Jake Dingle), John Rodney (Adam Callum), Harry Carey Jr. (Prentice), Clifton Young (il sergente), Ernest Severn (Jeb a undici anni), Charles Bates (Adam a undici anni), Peggy Miller (Thor a dieci anni). Prod.: United States Pictures, Warner Bros. Pictures. Pri. pro.: 2 marzo 1947 35mm. D.: 101’. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Raoul Walsh dirige Pursued nel pieno dei suoi anni Warner. È la sua stagione au­rea, e la salute creativa genera audacia. Il film ha la superficie scabra del western, la struttura enigmatica del noir, l’eco por­tentosa della tragedia: chiama a raccolta codici e generi, e tutti li trasfigura nel ba­gliore d’un lampo. Lo scrive Niven Busch, già sceneggiatore di Duello al sole (dove pure ricorrevano la figura dell’orfano, la famiglia vicaria, la rivalità tra fratelli, le cavalcate selvagge). Come altri capola­vori del decennio (dopo La fiamma del peccato e prima di Viale del tramonto), è completamente abitato da un flashback. Mentre aspetta l’arrivo della pattuglia dei suoi giustizieri, Robert Mitchum dal cor­po così solido e ampio, dalla vita interiore così frantumata, ripercorre le tappe d’un destino innescato da eventi funesti che lui nemmeno può ricordare. Perché lo fa? La sua interlocutrice già sa quel che lui racconta, e non può aiutarlo a fare luce sul buio che lo opprime. Questo sarebbe il più immotivato dei flashback, non fosse in realtà un soliloquio in articulo mortis, il riconvocare i propri fantasmi, ora che il lungo viaggio al termine della notte (senza fine) s’è compiuto e l’ultimo nodo sta per sciogliersi – prima che il cappio stringa la gola. La psicoanalisi è stata spesso chiamata in causa, in sagaci letture (la più recente, e italiana, è quella di Cesare Secchi e Paolo Vecchi, Lampi e speroni danzanti) e con buone ragioni, per dar conto di ciò che avviene in Pursued. A una lettura molto semplice, le buone ragioni sono: un trau­ma dell’infanzia, una rimozione, il ritorno del rimosso, la conquista dell’identità. C’è poi una mitologica figura di madre che è insieme malattia e cura, sacro tabernacolo della colpa e colpo di fucile che restituisce la vita; e c’è, vero ingombro struggente ed erotico, una sorella-sposa. Non c’è trac­cia qui di processo meccanico, di vincolo esplicativo, come accade in altri psycomo­vies anni Quaranta, anche belli (Pursued, insomma, non è Spellbound); la storia è trascinata da una forza così concreta e co­smica che più adatte sembrano, a descri­verla, le parole di Lourcelles: “Un universo che comincia nel profondo del cuore di un uomo e va a perdersi da qualche parte, nell’infinito dei cieli”. Nel cielo del New Mexico notturno o accecante, tra gole di roccia, nelle inquadrature che Walsh e James Wong Howe svuotano d’ogni figura, fino a farle diventare puro sgomento.
Nel suo film più selvaggio e deragliato, Walsh racconta in fondo una classica parabola americana: Jeb Rand/Robert Mitchum sta solo cercando il proprio po­sto nel mondo. Fuori da una famiglia che non è la sua, accanto a una donna che è la sua. Il senso del viaggio di un eroe che senza volere uccide i propri mostri è allo­ra questo, dissipare l’ombra d’incesto che da sempre danna gli amanti? “Porta tua moglie a casa, Jeb”. Pursued è film miste­rioso e prismatico: e da qualsiasi parte del prisma lo si guardi, uno dei più belli della storia del cinema.
(Paola Cristalli)

 

Copia proveniente da

Copia restaurata con il sostegno di The Film Foundation e di AFI/NEA Film Preservation Grants Program