Man’s Castle
T. it.: Vicino alle stelle. Sog.: dall’omonima opera teatrale di Lawrence Hazard. Scen.: Jo Swerling. F.: Joseph H. August. Mo.: Viola Lawrence. Scgf.: Stephen Goosson. Mu.: W. Franke Harling. Su.: Wilbur Brown. Int.: Spencer Tracy (Bill), Loretta Young (Trina), Marjorie Rambeau (Flossie), Glenda Farrell (Fay La Rue), Walter Connolly (Ira), Arthur Hohl (Bragg), Dickie Moore (Joey). Prod.: Columbia Pictures Corporation. Pri. pro.: 27 ottobre 1933 35mm. D.: 75’. Bn.
Scheda Film
Frank Borzage, il nobile e romantico mistico del cinema americano, seppe spesso cogliere l’essenza dei temi più dolorosi del suo tempo, dalla Guerra mondiale, all’ascesa del nazismo e alla Depressione, quest’ultima mai descritta in modo così commovente come in Man’s Castle, un altro connubio tra poesia e dolore. Ancora una volta prevalgono i paradossi e le immagini inverosimili, a partire dal modo in cui Borzage illumina una vicenda che si svolge nel famigerato luogo-simbolo della Grande Depressione, la bidonville che prese il nome da un presidente incapace: Hooverville. Il ghetto del Lumpenproletariat è reale nel senso che la sua miseria è mortalmente presente. Nello stesso tempo la narrazione è un sogno fiero e romantico: è Hollywood in tutta la sua pienezza, con le vicende eteree della fede umana, le piccole vittorie, il prevalere degli uomini sulla tragica realtà materiale. Il tutto si svolge con seducente candore, senza facili compromessi. Sono le persone a contare: la loro presenza, il loro aspetto fiducioso, il modo in cui si toccano a vicenda. Le ultime immagini del film – sul treno – sono le più trionfanti del cinema romantico: niente al mondo è impossibile, nulla è improbabile, specialmente se i cittadini sono come Spencer Tracy e Loretta Young, la coppia più memorabile di Borzage (naturalmente insieme a Janet Gaynor e Charles Farrell, diretti da Borzage in tre film a partire da Settimo cielo).