Ma L’amore Mio Non Muore!

Mario Caserini

Sog.: Emiliano Bonetti. F.: Angelo Scalenghe. Int.: Lyda Borelli (Elsa Holbein), Mario Bonnard (principe Maximilian di Wallenstein), Camillo de Riso (l’impresario Schaudard), Maria Caserini (Gran duchessa di Wallenstein), Gianpaolo Rosmino (Moise Stahr). Prod.: Film Artistica “Gloria”. DCP. D.: 80′. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 1913 Lyda Borelli ha raggiunto l’apice della propria carriera teatrale. Dal 1904 ha portato sulle scene dei più famosi teatri italiani pièces di Victorien Sardou, Henri Bataille, Georges Ohnet – repertorio che si appresta a diventare struttura portante del genere diva-film. Il trionfo arriva con la Salomè di Oscar Wilde, spettacolo replicato a partire dal 1909 e ancora in cartellone nel 1912. Nel costume di Salomè, Borelli viene ritratta dal pittore Cesare Tallone e nelle serie fotografiche di Emilio Sommariva: estremamente popolari per via della loro diffusione in forma di cartoline, queste rappresentazioni della sua vita teatrale risulteranno decisive per la costruzione iconica del personaggio Borelli fin dal debutto cinematografico. Prodotto dalla torinese Gloria Film e diretto da Mario Caserini, Ma l’amor mio non muore! viene appositamente scritto per lei. Se la storia è un intreccio di amore e spionaggio, la seconda parte del film si svolge in un mondo assai vicino a Lyda Borelli, il teatro. Si citano le sue famose performance nei ruoli di Zazà e Salomè. La vediamo sul palcoscenico, recitare la parte di un personaggio che muore; ma noi sappiamo che ha appena preso il veleno, e dunque sta veramente morendo… Il principe suo amante è anche il suo nemico politico, e dunque non può averlo. Lui accorre sul palco quando si rende conto che non si tratta di finzione, e lei muore tra le sue braccia come Violetta tra le braccia di Alfredo nella Traviata, o, in senso più ampio, secondo l’invito dannunziano a una vita e una morte inimitabili. Ma l’amor mio non muore! fu un successo internazionale, fece di Lyda Borelli una star e segnò appunto l’inizio di un nuovo fenomeno: il diva-film italiano. Occorre tuttavia considerare come il fenomeno non nascesse del nulla, ma portasse con sé l’eredità della cultura pittorica, teatrale e fotografica dell’Italia d’inizio secolo.

Ivo Blom

Copia proveniente da

Restauro realizzato nel 2013 presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata