Good-bye, My Lady

William A. Wellman

Sog.: dal romanzo omonimo di James H. Street. Scen.: Sid Fleischman. F.: William H. Clothier. M.: Fred MacDowell. Scgf.: Donald A. Peters. Mus.: Laurindo Almeida, George Field. Int.: Walter Brennan (zio Jesse), Phil Harris (‘Cash’ Evans), Brandon de Wilde (Skeeter), Sidney Poitier (Gates), William Hopper (Walden Grover), Louise Beavers (Bonnie Dew), George Chandler (reporter). Prod.: John Wayne, Robert Fellows per Batjac Productions, Inc. 35mm. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

 

Goodbye, My Lady è un buon titolo per un film in cui le donne sono quasi del tutto assenti. Lady è un cucciolo di razza Basenji (capace di “ridere e piangere, ma non di abbaiare”), uno dei cani attori più memorabili della storia del cinema, e il film narra la toccante amicizia tra un ragazzino orfano e l’animale, ben descritta in un recensione uscita nel 1956 sul “Monthly Film Bulletin”: “La scena d’apertura, con il ragazzo seduto fuori della capanna in attesa dell’unico suono importante tra tutti i rumori notturni del bosco, crea efficacemente l’atmosfera del film; e l’affetto che lega il ragazzo e il suo cane assume una consistenza reale”. Il punto è proprio questo. Raramente il cinema riesce a cogliere questo tipo di rapporto: qui tutto è concreto, dalle emozioni alla visione della natura, incarnata dalle paludi e dalla foresta. Il film, uno dei più belli di Wellman, è quel tipo di capolavoro pastorale con il quale prima o poi tutti i grandi registi americani dovevano misurarsi. È la storia di un vecchio e di un ragazzo – interpretati in maniera eccellente da Walter Brennan (attore molto caro a tutti noi, qui in uno dei suoi ruoli migliori) e Brandon deWilde – uniti dall’affetto per un cane che li cambierà profondamente. Quel legame, che è il filo conduttore del film, è narrato con efficacia e sensibilità. Il repertorio popolare americano qui descritto nella sua purezza elementare ricorda i racconti di Hemingway e certi istanti immortalati da Flaherty. Come il più famoso Il cucciolo di Clarence Brown, con il quale non condivide però gli aspetti hollywoodiani, il film è percorso da un sentimento di tenera malinconia e dalla consapevolezza che diventare grandi ed entrare a far parte della comunità impone a volte un prezzo troppo alto. Il prezzo qui è la perdita di Lady, nella contrapposizione tra il ragazzo e il legittimo proprietario del costoso cane, tra i valori umani più puri e il denaro. 

Peter von Bagh 

 

 

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