BROKEN BLOSSOMS

David W. Griffith

T. it.: Il giglio infranto; Sog.: dal racconto “The Chink and the Child” di Thomas Burke; Scen.: David W. Griffith; F.: Gottlieb W. Bitzer, Karl Brown; M.: James Smith, Rose Smith; Scgf.: Joseph Stringer; Effetti speciali: Hendrik Sartov; Int.: Lillian Gish (Lucy Burrows), Richard Barthelmess (Cheng Huan), Donald Crisp (Battling Burrows), Arthur Howard (il manager di Burrows), Edward Peil Sr. (Evil Eye), George Beranger (lo spione), Norman Selby (il pugile); Ernest Butterworth; Prod.: D. W. Griffith 35mm. D.: 90’ a 19 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Arrivò la grande serata. La sala era gremita all’inverosimile di tutti i nomi più o meno noti di Hollywood, più molti altri venuti da New York, giornalisti e critici cinematografici. Giunse l’ora in cui dovevano abbassarsi le luci e alzarsi il sipario. Ma le luci rimasero accese e il sipario abbassato. Per qualche motivo Griffith era rimasto incantato dal suono delle balalaike di un’orchestra che aveva sentito a New York, e si era convinto che nessun’altra orchestra avrebbe potuto dar meglio vita alle musiche che aveva in mente per Broken Blossoms. Il treno che doveva portare l’orchestra a Los Angeles era in ritardo, trattenuto da qualche futile incidente. (…)

Alla fine, con le loro barbe lunghe e i vestiti da viaggio trasandati al posto degli abiti formali che ci si sarebbe aspettati da qualsiasi altra orchestra decente, i russi iniziarono a fare capolino attraverso la piccola porta che portava alla buca dell’orchestra. Un sospiro di sollievo si diffuse tra il pubblico. I russi presero posto, sedendosi casualmente nella sedia libera più vicina. Non c’era nessuno spartito. Avrebbero suonato la loro musica, che conoscevano a memoria, guidati da uno dei musicisti che non avevo mai visto prima. Le luci si abbassarono, ma non completamente. L’intera sala era avvolta da una strana luce bluastra, quasi soprannaturale, che sembrava provenire da ogni parte: dal lampadario, dalle luci sulle balconate, dai riflettori. Tutto aveva un che di misterioso. Dalle balalaike iniziò a uscire una strana melodia ipnotica, tremolante, come un lamento. Non riuscivo a riconoscerla, anche se avevo un’ottima familiarità con la musica russa. Doveva trattarsi di qualche motivo tradizionale che non era ancora stato fissato su uno spartito e rielaborato da qualche strumentista o arrangiatore di gusto occidentale. Il sipario si sollevò con un sussurro rivelando lo schermo, che non era affatto bianco ma anch’esso avvolto in quella strana luce blu soffusa che proveniva dai riflettori posti tutt’attorno la parte interna dell’arcoscenico. Poi le immagini iniziarono ad apparire in dissolvenza sullo schermo, svelando la scena che avevo ripreso io, grazie a una speciale licenza dall’esercito, ma con un effetto del tutto diverso. Avevo visto la stessa scena in una sala di proiezione piccola e scura, su uno schermo bianco bordato di nero e nel silenzio interrotto solo dal ronzio del proiettore. Era come una visione di oro che fluttuava in una nebbia velata di blu, una visione che sembrava stendersi e dispiegarsi sempre più, fin dove la mente poteva arrivare. Il tremolio della musica echeggiava quello dell’acqua. Il lento moto del fiume era come l’infinito scorre- re del tempo. Si poteva udire lo stupore del pubblico mentre veniva investito da una bellezza assoluta.

Karl Brown, Adventures with D. W. Griffith, Da Capo, 1973

Questa nuova partitura per Broken Blossoms è stata commissionata dalla Cinémathèque Québécoise nel 2000. La versione presentata quest’anno al Cinema Ritrovato è stata composta appositamente per l’occasione. Le musiche di Broken Blossoms cercano di riflettere quanto più possibile il profondo dolore dei personaggi, alternando momenti di estrema dolcezza e violenza. La scelta di un’orchestra di archi è quindi significativa e garantisce alla partitura un’omogeneità sonora unica e l’espressività richiesta dal film. Il violino solista conferisce maggiore intimità, mentre il piano contrasta con gli elementi percussivi. Il linguaggio musicale utilizzato spazia dal romantico al contemporaneo, con un certo carattere proprio della musica popolare cinese.

Gabriel Thibaudeau

Copia proveniente da

Copia restaurata nel 1989