BARYŠNJA I CHULIGAN

Evgenij Slavinskij, Vladimir Majakovskij

Sog.: dal racconto La maestrina degli operai di Edmondo De Amicis. Scen.: Vladimir Majakovskij. F.: Evgenij Slavinskij. Int.: Vladimir Majakovskij (il teppista), Aleksandra Rebikova (la signorina), Fëdor Dunaev (il preside), Jan Nevinskij (uno scolaro). Prod.: Neptun 35mm. L: 1007 m. D.: 49′ a 18 f/s. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il poeta rivoluzionario Vladimir Majakovskij ebbe scarsa fortuna con il lato pratico del cinema. Metà dei suoi soggetti e delle sue sceneggiature non giunse sullo schermo. Fu il caso di Kak poživaete? (Come state?, 1926), che rivestiva per l’autore un particolare valore. Majakovskij è noto soprattutto per i suoi film del 1918, che però furono considerati fallimentari dall’autore stesso e dai suoi contemporanei. Solo Baryšnja i chuligan si è conservato (privo delle didascalie); degli altri film di Majakovskij, l’adattamento del Martin Eden di Jack London è andato perduto e di Zakovannaja fil’moj (Incatenata dal film) è sopravvissuto solo un breve frammento.
I tre film furono realizzati dalla casa di produzione Neptun, che nel 1918 assunse il poeta come sceneggiatore e attore. Interessato al cinema come nuova arte in grado di produrre senso superando i confini anche linguistici, Majakovskij era pronto a cimentarsi in tutto. Dipingeva e costruiva i set, procurava gli oggetti di scena e pensava ai costumi proponendosi di creare film di assoluta integrità artistica. Per Baryšnja i chuligan, suo secondo film per la Neptun, ebbe l’occasione di collaborare alla regia con Evgenij Slavinskij, esperto direttore della fotografia del cinema pre-rivoluzionario. Nelle scene visionarie, quali l’apparizione della maestrina nella taverna, le lettere che paiono aggredirla e soprattutto la tripla immagine della giovane donna tra gli alberi, si individuano chiaramente i segni dell’entusiasmo di Majakovskij per il futurismo. Malgrado la resistenza dell’industria, il poeta tentò di espandere le possibilità del mezzo cinematografico, nella convinzione che tutto ciò che può essere immaginato possa anche essere filmato.
Ma la cosa più notevole del film è Majakovskij stesso nel ruolo del protagonista, che con la naturalezza delle pose e dei gesti e l’andatura disinvolta incarna un nuovo tipo di eroe e un modo diverso di porsi davanti alla macchina da presa. Nei piani americani il suo sguardo fisso e la fotogenia del suo volto quasi privo di trucco generano un’immagine fortissima. Purtroppo l’interpretazione di Majakovskij passò inosservata, e dopo Zakovannaja fil’moj il poeta non tornò più sugli schermi in veste d’attore.

Alisa Nasrtdinova

Copia proveniente da