AMARANTA

Ladislaus Tuszyński

Anim.: Ladislaus Tuszyński. Prod.: Astoria-Film. 35mm. L.: 388 m. D.: 17’ a 20 f/s. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Negli anni Venti del secolo scorso l’industria cinematografica austriaca conobbe un breve periodo di prosperità. Un numero ristretto di compagnie produsse una settantina di lungometraggi e circa sessanta film da un rullo all’anno, un numero consistente per un piccolo paese. Nel 1918 la neonata casa di produzione Astoria Filmfabrik creò addirittura un proprio reparto di animazione. Il pittore accademico e caricaturista Ladislaus Tuszyński vi lavorò fin dall’inizio come consulente prima di essere assunto in pianta stabile come disegnatore e regista nel 1920. Amaranta è la seconda parte del serial poliziesco d’animazione Aus den Memoiren des berühmten Detektivs Harry Packs. Tuszyński riuscì a realizzare solo due episodi, e il primo è considerato perduto.

Questo mediometraggio d’animazione racconta una bizzarra storia d’amore ambientata nel mondo dello spettacolo. In un rapporto gerarchico, a vincere è il debole Gimbo, ballerino e musicista, che riesce a strappare l’amata ‘mezza donna’ dalle grinfie del prepotente signor Bloom, il direttore del teatro di rivista. In contrasto con il razzismo dilagante in molte animazioni dell’epoca, Amaranta ci sorprende con una storia d’amore interculturale narrata in modo molto romantico. Si può avere l’impressione che il film esemplifichi la decantata tolleranza degli anni ruggenti, ma le cose non sono forse così semplici. Amaranta potrebbe prestarsi anche a un’altra interpretazione: un simile rapporto è possibile e pensabile solo in una sottocultura marginale come quella descritta nel film. Penso che questa conclusione sia abbastanza convincente per gli anni Venti (e anche per i nostri tempi).

Karl Wratschko

Copia proveniente da