Zweiherzen Im 3/4 Takt

Gézavon Bolvary


Tit. It.: “Due Cuori A Tempo Di Valzer”; Scen.: Franz Schulz, Walter Reisch; F.: Max Brink, Willy Goldberger; Mu.: Robert Stolz; Int.: Willy Forst (Vicky Mahler), Oscar Karlweis (Nicky Mahler), Irene Eisinger (Anni Lohmeier), Walter Janssen (Toni Hofer); Prod.: Julius Haimann Per Deutsches Lichtspiel-Syndikat; 35mm. L.: 2577 M. D.: 95’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Le condizioni e gli aspetti commerciali legati alla produzione costituiscono uno dei temi principali del film, poiché si tratta di far uscire velocemente una nuova operetta che deve essere pronta per il giorno prestabilito. Attraverso una rappresentazione caricaturale determinata dalla recitazione esagerata del direttore del teatro e dalla frenesia dei librettisti, viene mostrato anche uno spaccato dei metodi di lavoro nel teatro di intrattenimento. Infatti un’operetta non nasce soltanto perché compositore e librettista hanno avuto un’idea, ma deve anche confrontarsi con l’obbligo di consegnare, per la data fissata, un prodotto che si possa vendere bene. Il discorso evidentemente implica una meccanizzazione del processo di produzione opposta al processo creativo dell’artista. Il compositore stesso lo evidenzia quando dice: “Non posso comporre un valzer a comando!”. La messa in scena del valzer è anche un atto di resistenza alla meccanizzazione, allo stress dettato dalle leggi della produzione che costringono gli uomini a funzionare come macchine. Nel film questa opposizione si risolve perché è soltanto l’amore a ispirare la composizione e a farla nascere. In questo modo, il mondo torna all’ordine perché il valzer rappresenta un mondo integro, ma proprio per questo motivo il film può risultare sentimentale e poco credibile, almeno per quelli che non credono più al valzer.

Marie-Luise Bolte, in MusikSpektakelFilm. Musiktheater und Tanzkultur im deutschen Film 1922-1937, a cura di Katja Uhlen- brok, München 1998

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