YEK ATASH

Ebrahim Golestan

Scen.: Asadollah Peyman. F.: Shahrokh Golestan. M.: Forough Farrokhzad. Int.: Ebrahim Golestan (voce narrante). Prod.: Golestan Film Studio. DCP. Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il restauro in 4K si è avvalso dei due unici elementi sopravvissuti: una copia 35mm in versione inglese – conservata presso la University of Chicago – utilizzata per l’immagine e una seconda copia 35mm in versione persiana – proveniente dall’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia – per il suono.

La perenne attrazione di Ebrahim Golestan per la terra, l’acqua e il fuoco trovò la sua più precoce espressione nel film semplicemente intitolato A Fire, che divenne il suo primo grande successo internazionale. Nell’aprile 1958 s’incendiò un pozzo petrolifero situato nel Sud-Ovest dell’Iran. Golestan, che lavorava anche come produttore, mandò il regista Abolghassem Rezaie a girare un documentario sul disastro. Quando vide il materiale in bianco e nero capì che la storia aveva potenzialità ancora maggiori e decise di produrre una propria versione dei fatti, questa volta a colori.
Il fratello di Golestan, Shahrokh, riprese i lavori di spegnimento dell’incendio mentre la poetessa Forough Farrokhzad (che presto avrebbe diretto il suo film d’esordio, The House Is Black) montò il film, sommando la propria sensibilità poetica all’approccio più simbolico di Golestan. Il risultato contrasta nettamente con altri film di rilievo sullo stesso tema, come Apocalisse nel deserto di Werner Herzog. A un racconto lirico dell’individualismo Golestan preferisce una narrazione folklorica, una celebrazione del lavoro collettivo di gente normale, offrendo una descrizione aneddotica e poetica delle vite intrecciate con il disastro. Per quanto il film mostri con forza il lato distruttivo del fuoco, nella cultura persiana l’elemento riveste anche un ruolo sacro. In fin dei conti, quando Abramo fu gettato nel fuoco, fu Dio a dire “Fuoco, sii frescura e pace per Abramo”. Il fuoco si trasformò in un giardino, che in persiano si traduce con golestan.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Restaurato e sostenuto da Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, in collaborazione con Ebrahim Golestan