WOMAN OF THE YEAR

George Stevens

Scen: Ring Lardner Jr., Michael Kanin. F: Joseph Ruttenberg. M: Frank Sullivan. Scgf.: Cedric Gibbons. Mus: Franz Waxman. Int: Katharine Hepburn (Tess Harding), Spencer Tracy (Sam Craig), Fay Bainter (Ellen Whitcomb), Reginald Owen (Clayton), Minor Watson (William J. Harding), William Bendix (‘Pinkie’ Peters), Gladys Blake (Flo Peters), Dan Tobin (Gerald Howe), Roscoe Karns (Phil Whittaker), William Tannen (Ellis). Prod: Joseph L. Mankiewicz per Metro – Goldwyn-Mayer. DCP. 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’unico film di George Stevens alla MGM, e uno dei suoi più irresistibili, è un Alice Adams al contrario: la storia di un uomo snobbato dal mondo cui appartiene la donna che ama. L’idea della relazione tra un’opinionista politica femminista e il collega cronista sportivo era di Ring Lardner Jr. (destinato a diventare di lì a poco uno dei Dieci di Hollywood), che pensando al proprio padre giornalista sportivo e all’opinionista politica Dorothy Thompson aveva in mente una versione intellettuale della Bisbetica domata. La sceneggiatura scritta con Michael Kanin valse ai due un Oscar. È un film sugli echi della Seconda guerra mondiale che si fanno sentire in America ancor prima dell’inizio dei combattimenti. La politica internazionale si insinua perfino nel talamo nuziale: in casa un bambino rifugiato, in camera da letto un antifascista in fuga. Se in Woman of the Year l’immagine della guerra è apolitica è senz’altro perché le riprese si conclusero prima dell’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto, anche se il film esordì sugli schermi due mesi dopo, nel febbraio del 1942. Sagace e disinvolto, Stevens interpreta la maggior parte delle scene come un film muto, concentrandosi sull’orchestrazione dei corpi e degli sguardi con un senso del ritmo implacabile, come nella splendida sequenza della cucina (la cosa più alla Stanlio e Ollio in un film di Stevens), finale alternativo escogitato dal regista quando il finale originale – che prevedeva per Tess una punizione più blanda – non fu accolto troppo bene dal pubblico. La scena, uno dei massimi esempi di ritmo e coordinazione degli attori, è sia un invito alla vita domestica, sia una parodia della stessa. Se il messaggio è spaventosamente datato, perfino per il 1941, la performance sempre attuale di Tracy e Hepburn lo fa sembrare un gioco tra loro due, trasformandolo in un film sul loro primo incontro e su un amore destinato a durare fino alla morte di Tracy. Per tutto il film i due attori irradiano amore e reciproca ammirazione: anche quando lui dispensa sorrisi a labbra strette e occhiatacce stevensiane, anche nella famigerata cucina.

Ehsan Khoshbakht

 

Leggi la recensione su Cinefilia Ritrovata

 

Copia proveniente da